Eccoci qui in un nuovo articolo sulla numismatica. Oggi, come ogni settimana, scopriremo alcune delle monete più affascinanti emesse nel corso della storia italiana. Questa volta, però, non parleremo di una moneta “normale”, ma di un buono emesso dallo Stato in circostanze storiche davvero molto particolari. Nelle prossime righe analizzeremo proprio questi aspetti, osservando questo esemplare anche sotto il profilo estetico e del valore di mercato.
Gli anni della guerra
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Per sopperire alle spese di guerra, dal 1914 entrarono in circolazione dei buoni cartacei per sostituire le monete in argento di pari valore. Tuttavia, questi buoni erano facilmente falsificabili e la qualità della carta era talmente scadente da risultare inutilizzabile. Per questi motivi, dopo qualche anno, essi si sostituirono con dei buoni di cassa metallici, interamente realizzati in nichel puro. Dal 1922, quindi, furono emessi i buoni da 2 lire del tipo “Fascio littorio” e, dal 1921, quelli da 1 lira del tipo “Italia seduta”.
Attenzione perché chi possiede questi buoni in lire potrebbe avere tra le mani un vero e proprio tesoro
Per quanto riguarda le caratteristiche estetiche, questo buono possiede i contorni rigati, pesa 8 g ed ha un diametro di 2,65 cm. Sul dritto troviamo la figura di una donna, allegoria dell’Italia, seduta su di un piedistallo e rivolta verso sinistra. Ella, inoltre, regge con la mano destra una vittoria alata e con la sinistra un ramoscello di ulivo. Sullo sfondo appare la scritta “ITALIA”, mentre in basso, al di sotto del piedistallo, l’anno di coniazione. A destra, infine, vi sono incisi i nomi degli autori, ossia “G. ROMAGNOLI” e “A. MOTTI INC”. Sul rovescio, invece, troviamo l’indicazione del valore, ossia “BVONO DA L. 1”, affiancata dallo stemma sabaudo sormontato dalla corona reale. Lungo il bordo, inoltre, vi è incisa una corona di alloro.
Numeri e possibile valore di mercato
Dal 1922 al 1935, complessivamente, furono messi in circolazione 151.726.226 pezzi, quasi tutti coniati tra il 1922 ed il 1924 e nel 1928. Negli altri anni, invece, furono coniati pochissimi esemplari destinati soltanto ai collezionisti. Questi pezzi sono quindi molto rari e attualmente possiedono un valore davvero interessante, se conservati in Fior Di Conio.
Infatti, i 500 esemplari coniati nel 1926, ad esempio, potrebbero valere più di 350 euro ciascuno. I 100 esemplari del 1927, invece, anche se non rientrerebbero nella coniazione ufficiale, potrebbero valere intorno ai 750 euro. Ben più alto, invece, sarebbe il valore dei pezzi coniati dal 1929 al 1935. Con 50 esemplari coniati all’anno, infatti, essi potrebbero attualmente valere dai 1.000 ai 1.800 euro ciascuno. Quindi, bisognerebbe fare attenzione perché chi possiede questi buoni, datati in determinati anni, potrebbe davvero sbancare.
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