Siamo abituati a pensare che i titoli di Stato siano sicuri perché garantiti dallo Stato. Ma è veramente così? Chi ha in portafoglio oggi dei titoli di Stato italiani, può dormire sonni tranquilli? Non proprio. Anche le obbligazioni emesse dal Governo possono portare a perdite in particolare per alcune obbligazioni governative, per colpa di una clausola che pochissimi conoscono.
Anche i titoli di Stato non sono una garanzia assoluta per i risparmi
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Il rapporto tra rischio e rendimento è fondamentale per gli investitori che desiderano massimizzare il proprio guadagno. È importante comprendere che ogni investimento comporta un certo grado di rischio. Sui mercati finanziari, il rendimento è il prezzo del rischio: maggiore è il rischio, maggiore sarà il rendimento.
Per questo motivo, i titoli considerati sicuri, come i titoli di Stato, offrono rendimenti più bassi rispetto ad altre obbligazioni. Se si desidera ottenere un rendimento maggiore, si può investire in obbligazioni corporate, ma ciò comporta un rischio maggiore. Ma anche i titoli di Stato non godono di una garanzia assoluta, altrimenti non offrirebbero un rendimento.
Non tutti i titoli di Stato hanno lo stesso rischio e quindi lo stesso rendimento
I titoli di Stato italiani sono considerati generalmente sicuri, in quanto godono della garanzia dello Stato. Tuttavia, è importante sottolineare che i titoli di Stato non sono totalmente sicuri. In caso di default, ossia di mancato pagamento degli interessi o del rimborso del capitale, le obbligazioni governative possono subire un deprezzamento significativo.
Ecco perché i titoli di Stato di Paesi diversi a parità di scadenza, offrono rendimenti differenti. In generale, i titoli di Stato emessi da Stati con una situazione economica e finanziaria solida sono considerati più sicuri di quelli di economie in difficoltà. Lo spread, ovvero il differenziale di rendimenti tra rendimenti di obbligazioni della stessa durata, è un indice del grado di rischio delle obbligazioni governative.
Attenzione, chi ha questi titoli si assume dei rischi maggiori
Anche tra i titoli di Stato, il rischio potrebbe variare notevolmente. In particolare, alcuni dei nostri Buoni del Tesoro Poliennali presentano un rischio maggiore rispetto ad altri BTP, a causa di una clausola molto particolare. In Italia, così come nell’Unione Europea, è in vigore la cosiddetta Clausola di azione collettiva, la CACs. Questa clausola consente al Governo di chiedere la riduzione del valore nominale di rimborso del titolo, il taglio delle cedole o l’allungamento della durata. La CACs è stata introdotta dall’Unione Europea per aiutare i Paesi in difficoltà, come accadde alla Grecia nel 2012.
In pratica, se il nostro Stato dovesse trovarsi in difficoltà economica in futuro, potrebbe fare scattare la richiesta della CACs. Ovvero ridurre il rimborso nominale dei BTP, tagliare le cedole, o allungarne la durata, rinviando il rimborso. Tuttavia, queste opzioni non sono applicabili a tutti i BTP. I Buoni del Tesoro poliennali emessi prima dell’introduzione della norma non sono soggetti alla clausola CACs. Quindi, a parità di scadenza, i BTP senza CACs hanno un rendimento inferiore rispetto ai BTP con data di rimborso simile. Perciò attenzione, chi ha questi titoli si assume un rischio maggiore.