Attenzione alla truffa bancaria nigeriana che gira su eBay e subito.it

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I siti di aste online dove i privati si sbarazzano di carrozzine, pellicce usate, francobolli e cucine sono diventati terreno di caccia dei pirati informatici. ProiezionidiBorsa ha ricostruito come funziona il meccanismo: dopo quella dell’IBAN, ecco un’altra truffa bancaria, la “nigeriana” che gira su eBay e subito.it.

Arriva il “cliente perfetto”

I pirati informatici cercano un’offerta di valore medio alto, che non superi i mille euro. Rispondono all’annuncio, non chiedono dettagli, sono subito pronti a pagare. Purtroppo, spiegano, non possono farlo con Paypal.

Danno due possibilità: o bonifico bancario oppure pagamento con PostePay. Se il venditore non ha PostePay, si parte con la truffa del bonifico. L’acquirente richiede, dal sito dell’annuncio, di confermare disponibilità e prezzo. Ci chiede un indirizzo e-mail. Appena rispondiamo, confermano che un corriere verrà a ritirare l’oggetto.

La spedizione è per l’estero. L’acquirente vive, per motivi di lavoro, in Costa d’Avorio, in Nigeria, in Cile, eccetera. E qui dovrebbe scattare il primo sospetto sul “cliente perfetto”.  Ma andiamo avanti.

La truffa nigeriana

Attenzione alla truffa bancaria nigeriana che gira su eBay e subito.it. Lo stato della Nigeria è stato tirato in ballo talmente spesso che in alcuni Paesi questo raggiro lo chiamano proprio così: la “truffa nigeriana”.

A questo punto l’acquirente ci richiede nome e cognome, IBAN, indirizzo del ritiro. E poi, stranamente, numero carta di identità o tessera sanitaria. Infine, il numero del cellulare. Dopo qualche ora, ci arriva una e-mail falsa, col logo di una banca che però esiste. In allegato, una finta ricevuta di versamento. La quantità di denaro inviata dal compratore, però non corrisponde al prezzo concordato. Ci sono 250-300 euro in più rispetto a quanto aspettavamo. Come mai?

Attenzione alla truffa bancaria “nigeriana” che gira su eBay e subito.it

A questo punto ci chiama la finta banca estera: prima del trasferimento verificheranno la nostra identità. Inoltre, la nostra merce prima di entrare nel Paese, deve pagare i dazi di ingresso.

Il compratore è carinissimo: ci ha già inviato la somma necessaria per coprire le spese di dazio, insieme alla somma che ci deve pagare per l’oggetto. Il compratore ha dunque versato tutti i soldi che ci deve. Ma la banca li tratterrà finché non paghiamo i 300 euro di dazio. Alla richiesta di denaro, si drizzano le nostre orecchie. Sarà mica una truffa?

Il giochetto dell’anticipo

Se insistiamo per aspettare l’arrivo del denaro sul nostro conto, prima di saldare i 300 euro di dazio, il finto funzionario si arrabbia. Fa chiamare da un altro, che alza la voce: per dirci che l’operazione è andata a buon fine, che dobbiamo pagare subito. Altrimenti la banca farà una segnalazione internazionale per frode. Anzi, farà una denuncia.

Una copia della finta lettera di segnalazione, con il nostro nome stampato in rosso, bandiere nazionali svolazzanti e finta denuncia, con tanto di persona ammanettata, ci arriva via WhatsApp.

Mettiamoci a ridere e blocchiamo il nostro conto corrente

Chi, invece di mettersi a ridere, e bloccare il numero che chi sta chiamando, si fa prendere dal panico, dovrà pentirsene. L’interlocutore rabbioso si calma solo per suggerire una soluzione “geniale”: inviare il denaro attraverso Western Union o Moneygram. Si fa prima rispetto al bonifico.

L’80% delle vittime di questa truffa, paga. Per scoprire, poi, che, appena inviati i soldi, il conto dall’altra parte viene chiuso. Che non arrivano bonifici sul proprio conto. Che nessun corriere verrà a ritirare l’oggetto messo in vendita. Che invece qualcuno sta clonando carta di identità e tessera sanitaria.

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