Tra gli strumenti a reddito fisso più graditi dal risparmiatore troviamo sicuramente i titoli di Stato. Essi prevedono una cedola fissa, variabile o fissa-crescente nel tempo (i bond c.d. step-up).
Nel primo caso pensiamo ai BTP legati all’inflazione, italiana o europea. Nel secondo, invece, ai BTF Futura la cui cedola aumenta con il passaggio alle finestre successive. Inoltre abbiamo visto che alcuni di essi, grazie agli attuali corsi di mercato, offrono una rendita del 3,50% anche per lungo tempo.
I titoli di Stato godono della garanzia dello Stato e sono tassati al 12,50%, sia sugli interessi che sulla eventuale plusvalenza positiva. Sono anche esenti dall’imposta di successione, al pari dei BFP.
Per quanto riguarda i bond di vecchia emissione, infine, attenzione alla scadenza di questi titoli di Stato. Vediamo di capire il perché.
La prescrizione
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Capita spesso che i risparmiatori si rivolgano alla Banca d’Italia per info e/o richieste di rimborso di titoli e buoni fruttiferi postali (BFP) di vecchia emissione e scaduti. Si tratta di questioni alquanto spinose, considerato che spesso queste aspettative restano deluse.
Di recente, infatti, abbiamo visto il caso di questi possessori di BFP che hanno perso soldi e interessi maturati.
In termini generali, sul tema della prescrizione le disposizioni di Legge sono chiare e inderogabili. In sintesi vale quanto segue:
- la prescrizione dei BFP e dei titoli di Stato non decorre mai dal giorno del loro ritrovamento. Essa ha inizio dal giorno di rimborso (buoni) o scadenza (titoli) dello strumento in questione;
- è semplicemente inammissibile il caso che questi strumenti producano interessi dopo la data fissata per il loro rimborso. Lo stesso discorso vale anche per la loro rivalutazione monetaria (ossia l’inflazione). Gli unici strumenti che prevedono la rivalutazione (ma solo entro la data di scadenza) sono solo i titoli indicizzati all’inflazione.
Attenzione alla scadenza di questi titoli di Stato per non perdere gli interessi e il capitale investito
Bankitalia informa inoltre entro quanto si prescrivono i bond di Stato non nominativi di vecchia emissione e ormai scaduti. A seconda della normativa di riferimento, il diritto al rimborso del capitale si prescrive in massimo 10 anni dopo la scadenza.
In particolare, l’art. 21 DPR 398/2003 (Testo Unico del debito pubblico) ha fissato ora il limite a 5 anni. Vale lo stesso limite temporale (5 anni) anche per la riscossione degli interessi maturati dal bond in possesso.
Gli interessi richiesti nel periodo ricompreso tra la scadenza (del titolo) e il termine di prescrizione sono calcolati rispetto al valore nominale del titolo.
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