Si deve o non si deve pagare la cartella esattoriale? Come capire se è nulla? Le cartelle di pagamento che l’Agenzia delle Entrate o altro ente di riscossione invia, potrebbero rientrare nel novero di quelle che non si deve saldare. Di seguito vi illustriamo tutti gli accorgimenti utili ad evitare di perdere dei soldi per pagare sanzioni ormai prive di valore.
Attenzione, alcune cartelle esattoriali non si pagano più ammesso che siano presenti dei vizi formali o altri fattori che ne determinano l’annullamento. Ogni volta che un contribuente riceve una cartella di pagamento, è sempre utile verificare la sussistenza dei presupposti di legittimità sostanziale e formale. Questo perché, nel caso tali presupposti non siano rispettati, l’avviso di pagamento può considerarsi nullo. Le più recenti proposte di manovra finanziaria, prevedono anche lo stralcio di molte cartelle come indicato qui.
Esistono alcuni vizi formali che consentono di impugnare la cartella di pagamento e far valere il proprio diritto al non dovuto pagamento. Di seguito vi mostriamo i più ricorrenti e quelli ai quali è necessario porre attenzione prima di svuotare inutilmente le proprie tasche.
Controllare l’estratto della cartella: ci sono vizi di motivazione?
Indice dei contenuti
Nella misura in cui si riceve un avviso di pagamento, è importante che la cartella risulti motivata. Che significa? In buona sostanza, devono essere presenti tutti i dati indicativi della richiesta di pagamento secondo quanto segue:
1)tipologia di tassa per cui si richiede il pagamento;
2)importo del tributo che il contribuente deve pagare;
3)specifica dell’anno in cui il contribuente non ha versato il tributo in questione;
4)specifica degli oneri di interessi e di riscossione;
5)specifica del numero di ruolo e della data relativa;
6)indicazione del responsabile del procedimento di iscrizione e ruolo al quale ci si può rivolgere;
7)indicazione dell’ente impositore (Inps, AdE, Comune, etc.).
Verificare la data di prescrizione relativa: la cartella è fuori termine?
Un altro interessante aspetto da valutare riguarda i crediti che risultano ormai prescritti. La data di prescrizione varia in base al tipo di tributo da versare. In linea generale, possiamo affermare che la prescrizione segue le seguenti tempistiche:
- 3 anni per il bollo auto;
- 5 anni per i tributi locali;
- 10 anni per i crediti erariali (Iva, Irpef, Irap, etc.).
Controllare che ci siano state precedenti notifiche
Un aspetto da tenere a mente è che la cartella esattoriale rappresenta l’ultimo dei procedimenti amministrativi che segue gli avvisi o le richieste di pagamento. Ecco perché è sempre utile porre particolare attenzione, alcune cartelle esattoriali non si pagano più se non valide. Pertanto, se l’ente di riscossione non procede preliminarmente alla notifica di questi atti, allora la cartella può considerarsi nulla. In tale caso, è bene operare una verifica degli accertamenti precedenti inviando una richiesta di accesso agli atti amministrativi presso l’ente di riscossione.
In linea generale, è possibile annullare una cartella laddove il procedimento di notifica non risulti perfezionato. Ad ogni modo, nei casi di incertezza è sempre bene affidarsi ad un consulente esperto per dirimere le specifiche questioni di ciascuno. Il contribuente deve verificare scrupolosamente che non abbia ricevuto, in precedenza, solleciti di pagamento che potrebbero aver interrotto la prescrizione.