Attenzione ai Buoni fruttiferi, ecco le tre trappole che riservano ai risparmiatori

Attenzione ai Buoni fruttiferi

I Buoni fruttiferi sono strumenti di investimento molto utilizzati dai risparmiatori, eppure nascondono dei lati negativi su cui pochi riflettono. Ecco quando non conviene investire in questi prodotti.

I Buoni fruttiferi postali sono titoli di debito distribuiti dalle Poste ma sono emessi da Cassa depositi e prestiti, società controllata dal Ministero delle Finanze. Quindi i Buoni fruttiferi sono garantiti dallo Stato italiano. Questi prodotti promettono di restituire il capitale investito più un interesse al termine della loro durata. Sono considerati sicuri e garantiti, ma sono davvero convenienti?

Attenzione ai Buoni fruttiferi, in particolare ai rendimenti non eccezionali

Il primo problema dei Buoni fruttiferi è che offrono rendimenti molto bassi e non competitivi. I conti di deposito e i titoli di Stato di pari durata offrono rendimenti più elevati e più in linea con il mercato. Ad esempio, il Buono fruttifero 3 anni Plus, al momento della stesura dell’articolo, aveva un rendimento annuo lordo del 2%. Un conto di deposito a 3 anni, un BTP con vita residua di 3 anni, avevano un rendimento lordo annuo vicino al 4%.

Il secondo svantaggio dei Buoni fruttiferi è la mancanza delle cedole, ovvero pagamenti periodici degli interessi. Il risparmiatore deve aspettare la scadenza, intermedia o finale, del titolo per ricevere il pagamento degli interessi. Al contrario, i BTP distribuiscono cedole semestrali, che possono essere reinvestite o spese a piacere.

Perdita degli interessi in caso di disinvestimento anticipato

Il terzo problema dei Buoni fruttiferi è che non consentono di disinvestire prima della scadenza senza perdere gli interessi maturati. Questo significa che il risparmiatore non ha flessibilità nel gestire il proprio portafoglio e in caso di necessità il disinvestimento anticipato non porta alcun guadagno. Se si vuole vendere il Buono fruttifero prima della scadenza, si riceve solo il valore nominale del titolo, senza gli interessi accumulati.

Al contrario, i BTP possono essere venduti sul mercato secondario in qualsiasi momento, con la possibilità di realizzare una plusvalenza o una minusvalenza. Tuttavia, ogni sei mesi si incassano gli interessi maturati dalle cedole. E anche nel caso di alcuni conti di deposito, un disinvestimento anticipato permette di ottenere i tassi di interesse maturati fino a quel momento.

Ma allora perché investire nei Buoni postali?

Quindi attenzione ai Buoni fruttiferi e alle loro caratteristiche. Tuttavia, nonostante questi svantaggi, questi prodotti hanno anche dei lati positivi e delle caratteristiche che solo questi strumenti possono offrire.

Hanno soprattutto un grande punto di forza riguardo il rimborso che può farli preferire ad altri investimenti e possono essere un ottimo strumento di diversificazione.

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