Dopo le restrizioni dovute alla pandemia, in questi mesi a cavallo tra l’autunno e l’inverno, stiamo assistendo ad un aumento dei casi di influenza. A volte, però, i sintomi influenzali possono essere confusi con quelli di altre patologie. Scopriamo insieme di cosa si tratta.
Stando all’ultimo report InfluNet (sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità), stanno crescendo sensibilmente i casi di influenza.
Nel nostro Paese, infatti, durante la settimana che va dal 21 al 27 novembre, l’incidenza è stata pari a 12,9 casi per 1.000 assistiti, rispetto ai 9,5 della settimana precedente. In particolare, è aumentata l’incidenza in tutte le fasce di età, soprattutto in quella pediatrica. Infatti, in 40,8 casi per 1.000 assistiti si tratta di bambini sotto i 5 anni di età.
La sintomatologia, che in media durerebbe per 5 giorni, è caratterizzata da mal di gola, inappetenza, febbre, dolore alle ossa, tosse, produzione di catarro, raffreddore e malessere generale. Alcuni di questi sintomi, però, soprattutto quando durano molto tempo, potrebbero segnalare la presenza anche di altri tipi di patologie, come le bronchiectasie.
Cosa sono le bronchiectasie e con quali sintomi si manifesterebbero
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Le bronchiectasie sono tra le forme di malattie respiratorie croniche più comuni. Esse si manifestano per via di un’anomala dilatazione (permanente) di parte dell’albero bronchiale. In pratica, i bronchi, che hanno il compito di condurre l’aria nei polmoni, di norma hanno un diametro standard.
Quando essi si dilatano troppo, quindi, bisognerebbe fare soprattutto attenzione a tosse e accumulo di catarro, e ad altri sintomi “accessori”. Tra questi potrebbero manifestarsi anche mancanza di fiato, stanchezza, febbricola e sudorazioni notturne, o addirittura bronchiti e polmoniti.
Le cause delle bronchiectasie e come diagnosticarle
Le cause di questo disturbo possono essere molteplici, ma in generale si distinguono tra bronchiectasie congenite o acquisite. Tra le patologie genetiche potrebbero rientrare:
- la fibrosi cistica;
- la discinesia ciliare primitiva;
- il deficit della proteina alfa 1 antitripsina.
Poi vi sono anche altre associazioni, come quelle che riguardano la malattia di Crohn, l’asma, la broncopneumopatia cronica ostruttiva, la colite ulcerosa, l’artrite reumatoide e così via.
Facciamo quindi attenzione a tosse e accumulo di catarro e sottoponiamoci ad esami più approfonditi
Per diagnosticare le bronchiectasie in maniera corretta, bisogna innanzitutto non sottovalutare i sintomi descritti in precedenza. In secondo luogo, si dovrebbero effettuare delle visite pneumologiche e alcuni test diagnostici, come la TAC del torace ad alta risoluzione.
Per curarle, invece, esistono diversi trattamenti che lo specialista dovrebbe identificare caso per caso. L’obiettivo finale è curare innanzitutto i “tratti trattabili della malattia”. Il primo di tutti è proprio la produzione di muco. Infatti, maggiore è la quantità di muco che il paziente riesce ad espellere e minore sarà il rischio di contrattare un’infiammazione polmonare. In questo senso diventa fondamentale la figura del fisioterapista respiratorio.
Altre opzioni, invece, riguardano la gestione dell’infezione tramite l’utilizzo di antibiotici, anche via aerosol, e di farmaci immunomodulanti come i macrolidi o brancodilatatori.