Il problema degli avvelenamenti dovuti a tossine naturali è piuttosto sentito. Lo testimoniano diverse pubblicazioni, come questa guida al riconoscimento e alla prevenzione delle intossicazioni alimentari da tossine naturali. Un prodotto della collaborazione tra esperti del Ministero della Salute, dell’IZSLER e dell’ATS della Brianza.
Parte della guida è dedicata proprio a piante simili, ma che non devono essere confuse tra loro. Se alcune sono commestibili, altre non devono assolutamente essere ingerite se non ci si vuole avvelenare.
Il caso più noto, come tristemente testimoniato dalla cronaca, è quello della mandragola e della borragine.
Chi mangia la mandragora va incontro ad una grave intossicazione, le cui conseguenze più frequenti sono agitazione, alterazione del ritmo cardiaco, allucinazioni e delirio. Nei casi più gravi, si verificano convulsioni e coma.
Se si sospetta di averla ingerita, contattare tempestivamente i soccorsi sanitari, che procederanno al ricovero ospedaliero e alla somministrazione di un antidoto specifico, la fitostigmina.
Fare attenzione a non confondere queste due piante simili per evitare di avvelenarsi è difficile, ma possibile. Il consiglio, però, è di coltivare la borragine autonomamente e non correre rischi inutili.
Mandragora e borragine a confronto: le caratteristiche e le differenze
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La mandragora o mandragola (Mandragora officinarum) è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanacee, proprio come i pomodori, i peperoni, le melanzane e le patate. Cresce spontaneamente solo nell’Italia meridionale, in campi incolti e nello specifico lungo le siepi. In antichità era nota per le sue presunte proprietà afrodisiache, al centro dell’omonima commedia di Niccolò Machiavelli. La sua tossicità è dovuta alla presenza di alcaloidi presenti anche nella belladonna e nello stramonio.
La borragine (Borago officinalis) appartiene alla famiglia delle Boraginaceae, che conta al suo interno diverse piante ornamentali, come l’Heliotropium e il nontiscordardime.
È diffusa in tutta Italia e tende a crescere tra le macerie, lungo le siepi e in luoghi coltivati. Al contrario della mandragora, è una pianta commestibile da consumare preferibilmente cotta. I suoi impieghi vanno dalla decorazione dei piatti, alle insalate fino a ricette come quella dei pansotti alla genovese, che hanno un ripieno di borragine.
Attenzione a non confondere queste due piante simili per evitare di avvelenarsi
Ma quindi, qual è il modo per distinguerle se si somigliano così tanto? Molto importante osservare la pianta nel complesso. La borragine tende ad essere più alta: 30-40 centimetri contro i 5-15 della mandragora.
In un secondo momento, si possono osservare i fiori. Quelli della borragine crescono lungo fusti ramificati, sono a forma di campanula e di colore blu-violaceo. Quelli della mandragora sono basali, a forma di stella e di colore blu-azzurro. Diverso anche il periodo di fioritura: da primavera ad autunno per la borragine, in autunno per la mandragora.
Quest’ultima ha foglie più piccole e meno pelose e che, come i fiori, sono disposti in una rosetta posta alla base della pianta. A differenza della borragine, è una pianta acaule e cioè priva di fusto.