Quando parliamo di versamenti o di prelievi di contante dal nostro c/c devono esistere sempre degli elementi giustificativi sottostanti. Il motivo è da ricondurre alla necessità di scongiurare operazioni evasive o elusive nei confronti del Fisco o, peggio ancora, l’ipotesi di denaro dalla provenienza illecita.
È in quest’ottica che va letta l’introduzione di tutto un sistema di norme dal 1991 ad oggi e teso a limitare la circolazione del contante.
Si pensi, per esempio, all’introduzione del credito d’imposta sui costi legati ai pagamenti elettronici. Nella stessa direzione, l’introduzione del cashback e super cashback sulle spese effettuate con strumenti elettronici. Non ultima la lotteria degli scontrini, fino all’obbligo di utilizzo del POS.
Tuttavia, bisogna stare attenti a non confondere i due diversi aspetti che concorrono alla realizzazione dei medesimi obiettivi. Cioè occorre distinguere da un lato le operazioni in entrata e uscita dal nostro c/c, dall’altro l’utilizzo che si intende fare del denaro contante prelevato.
Entriamo nel vivo e spieghiamo perché bisogna fare attenzione a multe e sanzioni del Fisco e dell’Agenzia delle Entrate per prelievi dal conto corrente e utilizzo del denaro contante.
Cosa succede nel caso di prelievi dal conto corrente
Indice dei contenuti
Precisiamo subito che non esiste un limite dettato dalla legge in tema di prelievo di contante dal nostro c/c.
In realtà avviene che le banche debbano comunicare operazioni particolari, sia in entrata che in uscita, all’UIF (Unità d’Informazione Finanziaria). Certi tipi di prelievi dal c/c attivano la segnalazione, pur in assenza di un limite di legge. Il Fisco potrebbe a quel punto prendere in carico la segnalazione e attivare l’accertamento da presunzione di evasione.
Esiste poi un tipo di controllo, con segnalazione obbligatoria all’UIF, per tutti i prelievi che superano i 10.000 euro in totale nel corso del mese.
Queste non sono operazioni vietate, ed, infatti, non rientrano nel novero delle segnalazioni per operazioni sospette. Tuttavia, sono operazioni da sottoporre a eventuali controlli incrociati, per scongiurare possibili attività illecite da segnalare alla Procura della Repubblica.
Capiamo meglio perché occorre fare attenzione a multe e sanzioni del Fisco e dell’Agenzia delle Entrate per prelievi dal conto corrente e utilizzo del denaro contante
Nel caso dell’esercizio d’impresa, i prelievi sensibili di un eventuale controllo sono quelli il cui importo supera i 1.000 euro giornalieri o i 5.000 euro mensili.
Se si è privati cittadini, i limiti sono stabiliti dai regolamenti dei singoli istituti di credito. A ogni modo, in linea di massima i limiti ai prelievi oscillano dai 500 ai 1.000 euro giornalieri e dai 2.000 ai 3.000 euro mensili.
Nel caso di operazioni eccezionali, di importo maggiore a quanto previsto dalla banca, è ovvio che quest’ultima non potrà vietare il prelievo. Tuttavia, l’istituto di credito avrà l’obbligo di richiesta di chiarimenti in merito alle finalità del prelievo da parte del correntista. A questo punto la banca deciderà se inviare o no la documentazione all’UIF.
Limite di spesa ed utilizzo di denaro contante
Se preleviamo la somma massima consentita dalla banca, ad esempio 3.000 euro/mese, la legge dispone l’impossibilità di utilizzarla per un unico acquisto (o donazione o prestito). Ciò se si tratta di un’operazione eccedente i 2.000 euro (per operazioni fino al 31 dicembre 2021). In questo caso, infatti, occorre utilizzare strumenti tracciabili come le carte di credito o debito, gli assegni o i bonifici.
Dal 1° gennaio 2022, invece, le operazioni in contanti consentite dovranno avere una soglia massima di 1.000 euro. Ecco perché bisogna prestare attenzione a multe e sanzioni del Fisco e dell’Agenzia delle Entrate per prelievi dal conto corrente e utilizzo del denaro contante.
I controlli fiscali da prelievi contanti
Chi svolge un lavoro alle dipendenze o chi è disoccupato o pensionato, nel caso in cui prelevi 5.000 euro dal proprio c/c che spenderà in un’unica giornata, non riscontrerà un divieto nel farlo. Ma potrebbe incorrere in controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, con accertamento fiscale, tramite lo strumento del Redditometro. Con questo metodo si collegano le spese effettuate con i redditi dichiarati, al fine di valutarne compatibilità e congruità.
Per i titolari d’impresa, invece, vige una presunzione. Il denaro prelevato dal c/c senza motivazione specifica viene tassato perché si suppone utilizzato per investimenti.