I temi dominanti del 2022 sono la guerra in Ucraina e l’inflazione. Oggi tutto è aumentato. Dal pane alla frutta, dal carburante alle utenze domestiche, dalla pizza al ristorante al biglietto aereo e così via. Ad esempio se un anno fa con 100 euro si ottenevano 60 litri di benzina, oggi con quei soldi se ne comprano solo 50. Eppure si tratta sempre della stessa benzina e degli stessi soldi.
Usando una metafora, l’inflazione è un vermicello che si mangia pezzi di banconote. In gergo tecnico si dice che si mangia il potere d’acquisto della moneta.
I problemi derivano per tutti, specie per i lavoratori alle dipendenze e per chi ha scelto di tenere i risparmi in forma liquida.
Nel primo caso lo stipendio resta fisso mentre i prezzi salgono. Nel secondo succede che chi deposita oggi 1.000 euro tra 2 o 3 anni varranno molto meno. Sulla carta saranno sempre mille euro, ma solo sulla carta, appunto. Quindi attenzione a chi soldi liquidi sul libretto postale o sul conto in banca perché la sorpresa nel medio termine potrebbe essere molto amara.
Le proiezioni della BCE sull’inflazione
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Nell’ultimo comunicato stampa del 9 giugno, la Banca Centrale Europea ha tracciato le stime sull’inflazione del triennio 2022-2024. Le nuove proiezioni danno un tasso di incremento dei prezzi annuo del 6,8% nel 2022%, del 3,5% nel 2023 e del 2,1% nel 2024.
Per ora si tratta di stime, che potrebbero essere riviste al rialzo o al ribasso a seconda degli eventi futuri. Del resto nell’autunno 2021 la stessa BCE affermava che l’inflazione era transitoria, mentre oggi il dilemma è su quanti rialzi dei tassi dovrà effettuare.
Ad ogni modo è plausibile ritenere che le stime 2022 saranno grosso modo quelle. Qualche scostamento più significativo potrebbe starci per i 2 anni a venire. L’augurio è che siano variazioni al ribasso, altrimenti saranno dolori per tutti.
Attenzione a chi soldi liquidi sul libretto postale o sul conto in banca perché perderà fino al 15% in appena 3 anni
Ora immaginiamo un risparmiatore con 10mila euro sul libretto postale o sul conto in banca alla data del 1° gennaio 2022. Ipotizziamo inoltre che intenda lasciarli liquidi fino al 31 dicembre 2024 (mentre a giugno, per esempio, alle Poste c’è una doppia offerta Supersmart).
Se sommiamo i tre tassi di inflazione stimati dalla BCE arriviamo già a una prima perdita del 12-12,5% (in termini di potere d’acquisto). Ma non è finita qui.
Per giacenze medie annue sopra i 5mila euro si paga l’imposta di bollo allo Stato di 34,20 euro. Nel caso dei 10mila euro, sarebbe un altro 0,342% di spesa da moltiplicare per i 3 anni di giacenza liquida. Infine abbiamo i costi di gestione del conto variabili da banca a banca. Non vi sono costi, invece, sul libretto postale, mentre vi sono costi sul c/c postale.
Sommando il tutto si arriva a una perdita di quasi il 15% in appena 3 anni, tra costi vivi e potere d’acquisto perso.
Ancora peggio potrebbe andare a chi decide di tenere i risparmi nascosti sotto il materasso. Al rischio di subire un furto, c’è quello dei possibili controlli in caso di dubbi circa la provenienza del denaro.
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