A differenza degli uomini capita a molte lavoratrici di avere un carriera professionale più breve e spesso interrotta da impegni familiari. L’ingresso nel mondo del lavoro avviene più avanti negli anni anche a causa di eventuali gravidanze. A volte incide negativamente invece la presenza di periodi di lavoro a nero che ovviamente non servono ai fini pensionistici.
Sono diverse dunque le ragioni che determinano il possesso di un montante contributivo poco consistente. Intanto l’età avanza e con essa anche il desiderio di concludere la lunga stagione lavorativa per accedere al pensionamento. Quando si hanno meno anni di contribuzione però bisogna affrontare la questione relativa all’importo del rateo pensionistico. E prima di abbandonare l’impiego torna utile sapere quanto aumenta la pensione per ogni anno di contributi.
Ciò per poter valutare gli eventuali vantaggi economici che si ottengono rimandando di qualche anno l’uscita dal mondo del lavoro. E quindi utile informarsi su quanto percepisce di pensione un lavoratore di 62 anni con 35 anni di contributi INPS. Chi invece non ha ancora accumulato un capitale contributivo tale da inoltrare la richiesta di pensionamento si interroga sulle possibili alternative. E quindi si chiede se conviene smettere di lavorare e pagare i contributi volontari per la pensione. Di sicuro è confortante sapere che arriveranno assegni pensionistici più alti nel 2022 per le donne con più di 30 anni di contributi. E che quindi non sarà il timore di perdere soldi ogni mese ad ostacolare l’intenzione di godersi un lungo periodo di riposo.
Assegni pensionistici più alti nel 2022 per le donne con più di 30 anni di contributi
Indice dei contenuti
Sono per lo più le donne a scegliere di ritirarsi dall’impiego con qualche anno di anticipo per svariate ragioni. Molte lavoratrici hanno approfittato ad esempio della misura sperimentale di Opzione Donna per anticipare l’approdo alla pensione. E ciò pur nella consapevolezza che il sistema contributivo puro per il calcolo del rateo mensile le avrebbe penalizzate rispetto al criterio misto. Hanno accettato di perdere qualcosa sull’importo per accedere alla pensione con soli 35 anni di contributi. E soprattutto per poter lasciare il posto di lavoro all’età di 58 anni se lavoratrici dipendenti e 59 se autonome. E benché fra le proposte relative a Opzione Donna vi sia quella di alzare l’età pensionabile di un anno vi sono anche vantaggiose novità.
Le donne che sfrutteranno questo canale di pensionamento potranno contare su assegni più alti perché avranno meno anni di contributi versati prima del 1996. Ricordiamo infatti che per sul montante contributivo antecedente al 1996 si applica il criterio retributivo. Di conseguenza con passare del tempo saranno sempre meno importanti le decurtazioni che gli assegni previdenziali subiranno di anno in anno.