Il reddito di cittadinanza è una misura divisiva senza ombra di dubbio. Ci sono i favorevoli, che la ritengono una misura di equità sociale, che consente a chi non ha alternative dal punto di vista del proprio sostentamento, di superare lo stato di povertà e il disagio sociale. I critici verso la misura la ritengono invece uno strumento che spinge a non lavorare, all’ozio e alla pigrizia.
Perché anche soggetti giovani (e secondo le ultime normative, sono ritenuti tali quanti hanno tra i 18 ed i 59 anni) lo prendono. Soggetti che secondo i critici potrebbero lavorare. E che grazie al sussidio preferiscono restare “sul divano”. Le regole effettivamente sono particolari, e possono alternativamente dare manforte alle due opposte teorie. Oggi partendo dal fatto che nella Legge di Bilancio il Governo ha introdotto alcune novità, analizzeremo la possibilità di lavorare e prendere lo stesso il sussidio. Fino ad arrotondare il reddito di cittadinanza fino a 3.000 euro.
Tra favorevoli e contrari
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Il reddito di cittadinanza da quando è nato nel 2019, ha nei 780 euro il tetto massimo erogabile. E proprio 780 euro al mese è la soglia della povertà calcolata. Ma parliamo di cifre per una persona singola. Perché poi tende a salire, fino a superare largamente i 1.000 euro in base alla composizione del nucleo familiare ed in base alla scala di equivalenza che fa prendere di più con il salire del numero dei componenti, soprattutto se minorenni o invalidi. Ma dei già citati 780 euro al mese, solo 500 sono quelli di integrazione reddituale. Perché 280 spettano solo al singolo che vive in casa in affitto.
E solo a fronte di un contratto di affitto regolarmente registrato. Con 500 euro al mese oggi, alla luce dell’aumento del costo della vita si fa poco. Evidente che una persona singola, magari giovane ed attivabile al lavoro, che prende il reddito di cittadinanza, potrebbe avere bisogno di una integrazione. Perché probabilmente 500 euro contrastano sia con la teoria dei favorevoli al sussidio, che lo ritengono idoneo a superare lo stato di povertà di un individuo. E sia con la teoria dei contrari, secondo i quali 500 euro spingerebbero a non lavorare quanti prendono il sussidio.
Arrotondare il reddito di cittadinanza con 3.000 euro si può, ecco come fare
Il reddito di cittadinanza è uscito modificato dalla legge di Bilancio. Innanzi tutto perché il legislatore ha iniziato a considerare diversamente le famiglie senza minori, invalidi o over 60 rispetto a chi ha queste figure al suo interno. Proprio per evitare che il sussidio diventi disincentivo al lavoro. Ma è stata anche introdotta la possibilità di andare comunque a lavorare, soprattutto nella stagione estiva e senza correre il rischio di perdere il benefit. Per contrastare anche la penuria di personale che le strutture turistiche da anni lamentano, il Governo ha deciso di permettere al beneficiario di poter andare a lavorare in estate, prendendo fino a 3.000 euro di stipendio, senza subire tagli.
Perché fino alla novità, il maggior reddito da lavoro finiva con l’incidere sull’importo del reddito di cittadinanza in misura pari all’80%. In parole povere, il reddito da lavoro trovato, finiva con il tagliare il sussidio, e addirittura nel farlo perdere del tutto a questi soggetti. Che in questo caso a ragione, pensavano bene di evitare di accettare proposte di lavoro stagionale. O nella ipotesi peggiore, di finire nell’illegalità del lavoro nero. Invece oggi nessun rischio per chi, come detto, trova lavoro stagionale da cui incassa massimo 3.000 euro lordi.