La dichiarazione dei redditi delle persone fisiche si presenta attraverso la compilazione di uno specifico modello. Questo deve essere presentato entro il 30 novembre dell’anno successivo a quello di chiusura del periodo di imposta, in via telematica. La corretta compilazione del modello è fondamentale per non rischiare problemi con la legge. Infatti, rappresenta la base di partenza delle indagini finanziarie effettuate dall’Agenzia delle Entrate, volte a ricostruire la capacità reddituale del contribuente. L’agenzia delle Entrate realizza queste indagini confrontando il reddito dichiarato con le spese effettuate durante l’anno.
In particolare, per combattere l’evasione fiscale, viene utilizzato lo strumento del redditometro. Attraverso questo mezzo si determina il reddito presunto del contribuente in base alle spese effettuate durante l’anno di imposta e si evidenziano, eventualmente, le incongruenze tra le spese sostenute e il reddito dichiarato. L’indagine dell’Amministrazione finanziaria scatta qualora le spese superino di oltre il 20% i redditi risultanti dalla dichiarazione. In questo caso, bisogna accertare che le spese ulteriori siano il frutto di proventi leciti e non di guadagni in nero.
Arrivano pesanti sanzioni dall’Agenzia delle Entrate per chi non invia puntualmente questi documenti importanti
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A questo punto l’Amministrazione invia al contribuente un questionario da compilare al fine di iniziare un dialogo costruttivo. Attraverso questo documento il privato potrà infatti chiarire la propria posizione dando prova della liceità dei propri guadagni. Secondo l’art. 32 del D.P.R. n. 600/1973 il questionario riguarda i dati e le notizie di carattere specifico rilevanti ai fini dell’accertamento fiscale.
Oltre all’invio del questionario, gli uffici delle imposte devono premurarsi di indicare al contribuente il termine entro il quale adempiere alle richieste effettuate. Tale informazione, insieme all’indicazione delle conseguenze negative che derivano dall’inottemperanza, è espressione del principio di correttezza e collaborazione che grava sull’Amministrazione. A questo punto, il privato dovrà collaborare. Altrimenti arrivano pesanti sanzioni dall’Agenzia delle Entrate, dirette a chi non invia puntualmente questi importanti documenti.
Le conseguenze pregiudizievoli dell’inottemperanza
Secondo i giudici della Corte di Cassazione che si sono espressi con la sentenza n. 3254/2021, l’omessa o non tempestiva trasmissione della documentazione richiesta legittima una pesante sanzione. Nello specifico, è prevista la preclusione processuale e amministrativa di allegazione di dati e documenti non forniti in sede precontenziosa. Ciò implica un’importante limitazione per il contribuente che, a seguito dell’accertamento dell’Agenzia dell’Entrate, voglia ricorrere di fronte ad un giudice per verificarne la regolarità. Egli non potrà portare come prova i documenti che avrebbe dovuto presentare a seguito della richiesta inviata tramite questionario. Sempre che non dimostri che la mancata risposta sia dipesa da una causa a lui non imputabile.
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