Il Ministro dell’Economia, Sergio Massa, e l’economista liberale Javier Milei si contenderanno la presidenza dell’Argentina al ballottaggio il 19 novembre. Il candidato del partito al governo, Massa, ha sorpreso gli analisti, risultando il più votato. Massa ha catturato i voti del centro-sinistra, e si contenderà la Presidenza con Milei, senza essere svantaggiato dal fatto di ricoprire il ruolo di Ministro dell’economia in un paese che soffre un’inflazione attorno al 140%. Il suo avversario sarà il liberista Milei, che propone misure radicali come la dollarizzazione dell’economia e la chiusura della Banca Centrale. Argentina alle soglie di una svolta: vediamo cosa sta accadendo.
Inflazione e sfide economiche: il futuro dell’Argentina in bilico
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Il futuro presidente dovrà affrontare un’economia in uno stato critico: l’inflazione ha raggiunto il 12,7% mensile a settembre, la povertà ha toccato il 40% e le riserve della Banca Centrale sono esaurite. Inoltre, dovrà gestire un debito di 44 miliardi di dollari contratto nel 2018 con il Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Massa propone di ridurre il deficit fiscale per proteggere la valuta, mentre cerca di difendere il modello di intervento statale della sua coalizione di centro-sinistra, Unione per la Patria.
Milei, d’altra parte, propone di dollarizzare l’economia e di recente ha definito la moneta nazionale come “escremento”, evidenziando le durature turbolenze finanziarie del paese.
Il ballottaggio segnerà di nuovo una scelta tra il peronismo, guidato da Massa, e l’anti-peronismo, che ora sarà guidato dall’economista Milei.
Il fatto che Massa sia stato il più votato dovrebbe sorprendere. Dopotutto, è il ministro dell’Economia di un paese che ha un’inflazione annuale del 140%, uno dei peggiori tassi al mondo.
Javier Milei, speranza argentina
Economista monetario, Milei, che nel giorno delle elezioni compiva 53 anni, ha scosso le elezioni con proposte affascinanti come la dollarizzazione dell’economia, la privatizzazione delle aziende pubbliche e la chiusura (“dinamitare”, con le sue stesse parole) della Banca Centrale. Ha inoltre lanciato anche idee radicali, come quella di permettere la compravendita di armi in Argentina e la vendita di organi. A questo si aggiunge la sua opposizione alla legalizzazione dell’aborto e all’educazione sui temi di genere e identità nelle scuole pubbliche.
Un leader di rottura
Argentina alle soglie di una svolta: Massa vs. Milei. I media main stream hanno scelto un’ampia gamma di titoli per manifestare un preoccupato disprezzo di Milei. La Reuters ha titolato che Milei è un “candidato di destra radicale”; Time magazine lo ha definito “populista”; la CNN ha detto che è un “outsider”; l’Economist ha titolato “L’Argentina potrebbe avere il suo primo presidente libertario”; la BBC ha lanciato il peggior insulto possibile: “ammiratore di Trump”. Naturalmente, Milei non è nulla di questo. E’ un professore di economia devoto della Scuola Austriaca.
La vittoria di Milei è la vittoria della vecchia coalizione “liberale classica”.
Milei ha sostenuto pubblicamente politiche dichiaratamente libertarie, in particolare per quanto riguarda l’economia. Ha promesso l’abolizione della Banca centrale argentina, si è impegnato a tagliare le tasse e la spesa pubblica, ha proposto una privatizzazione su larga scala delle imprese statali e ha promesso di rendere più facile per gli argentini possedere armi da fuoco, così come praticare la donazione di organi.
L’autodefinito “anarco-capitalista” ha preso in prestito il repertorio di Ronald Reagan, dichiarando che “lo Stato è la base di tutti i problemi”. Ha inoltre definito le leggi sul lavoro argentine un “cancro” che ingessa il mercato del lavoro provocando un alto tasso di disoccupazione e una bassa produttività. Ha poi spiegato che la lotta al cambiamento climatico è diventata uno strumento di sequestro della democrazia. Infine, ha detto che la sanità pubblica è un fallimento, impegnandosi ad abolire il relativo ministero, per passare ad un regime di privato-convenzionato modellato sull’eccellente sistema canadese.
La figura di Javier Melei si pone in antitesi al peronismo
Milei è un antipopulista. La sua piattaforma elettorale è piuttosto reminiscente dell’esperimento neoliberista del confinante Cile. Negli anni ‘70 e ‘80, i Chicago Boys hanno condotto la rivoluzione economica di più ampia portata nella storia del Cile. Le loro politiche pro-business hanno avuto un impatto travolgente che oggi si può notare in quasi tutti i settori della vita sociale: istruzione, assistenza sanitaria, sistema pensionistico e altro ancora.
A conti fatti, la crescita economica del Cile è stata eccezionale: il PIL è passato da 14 miliardi di dollari nel 1977 a 247 miliardi di dollari nel 2017.
Milei, che è entrato in politica due anni fa dopo essere diventato noto come commentatore economico in televisione, si è presentato alla battaglia per la presidenza con un discorso nuovo e rivoluzionario – che lui definisce libertario e anarco-capitalista – e cerca così di diventare il primo economista a raggiungere la Casa Rosada.
Un dato che non è da sottovalutare in un paese che è stato tra i più ricchi del mondo e che da anni vive con un’inflazione galoppante e con indici che collocano il 40% delle persone al di sotto della soglia di povertà.
Argentina alle soglie di una svolta: prospettive di vittoria
La vittoria al primo turno non assicura quello al secondo, dove molti voti dovranno essere riconsiderati e distribuiti tra Massa e Milei.
Il Ministro dell’Economia ha finora saputo scindere la sua immagine da quella della crisi, nonostante Milei lo chiami sempre “Ministro” per sottolineare la sua presenza nel gabinetto attuale.
Massa ha saputo capitalizzare fino ad ora la sua posizione centrista e moderata di fronte a una figura molto più audace come quella di Milei, che, tra i sui meriti, ha anche criticato Papa Francesco.
Mentre Milei difende un ruolo minimo, quasi inesistente, dello Stato, Massa è il rappresentante di uno Stato forte. E questo può essere un fattore non trascurabile, in un paese in cui ci sono molti dipendenti pubblici e programmi di aiuti sociali di cui dipende una buona percentuale della popolazione.
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