Quando si parla di corretta alimentazione, di recupero fisico o di perdere peso, l’attività sportiva è sempre consigliata per ottenere risultati concreti. In un modo o nell’altro, dalla semplice camminata al nuoto o al pilates, lo sport è protagonista quando si tratta di benessere.
L’esercizio fisico viene ritenuto uno sfogo giusto per quando siamo nervosi o abbiamo necessità di consumare energie. Nella vita di tutti i giorni facciamo una corsa per scaricarci, il movimento dovrebbe ridurre gli stati d’ansia e le tensioni.
Gli sforzi prolungati
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Quando facciamo sforzi fisici prolungati, il rischio che corriamo non è solo quello di procurarci un infortunio ma anche di incorrere in traumi psicologici.
Lo sforzo prolungato può portare ansia, panico, tachicardia, iperventilazione e dobbiamo esserne consapevoli. Sono problemi che potrebbero rappresentare una limitazione durante il nostro impegno quotidiano.
Mettere in discussione i nostri limiti significa non solo aumentare i carichi quando la tabella dell’allenamento lo richiede. L’abitudine alla pratica sportiva giornaliera protratta nel lungo periodo si sviluppa gradualmente. A metà del cammino però alcune paure improvvise potrebbero presentarsi in maniera inaspettata. Soprattutto se intensifichiamo gli sforzi in età adulta, senza avere alle spalle attività fisiche importanti svolte in passato, l’impegno quotidiano può subire battute d’arresto.
La paura per la dispnea o per la tachicardia potrebbe essere un segnale che dobbiamo interpretare. Avere a fianco istruttori preparati e appoggi psicologici professionali è molto importante. Potremmo aver bisogno di esternare dei malesseri di cui è necessario comprendere la provenienza.
Ansia, panico, tachicardia, iperventilazione, non solo benessere dallo sport ma anche disturbi, nevrosi e malanni da gestire
L’esercizio fisico da un senso di euforia grazie al rilascio di endorfine. Allo stesso momento però aumenta il rilascio di cortisolo che è un ormone collegato a stress e tensione.
Questo ormone potrebbe causare un prolungamento dello stato d’ansia dopo l’allenamento e rendere la sessione successiva molto difficile. Allenarsi quando non si sta bene e non si è al meglio è problematico. L’aumento della frequenza cardiaca per esempio potrebbe essere legata a questo stato d’ansia. Svolgere attività in pubblico e concentrarsi sullo sforzo che dobbiamo fare potrebbe aumentare il malessere.
Le reazioni legate alla fuga si moltiplicano quando il sistema nervoso simpatico si attiva e lo sforzo con cui cerchiamo di resistere potrebbe essere vano.
La forza di volontà potrebbe non bastare e i blocchi psicologici accumularsi.
Aumento del battito, iperventilazione e formazione di acido lattico in eccesso sono segnali da non sottovalutare. L’accumulo di acido lattico può essere in grado di far aumentare il nostro malessere. Dobbiamo dare ascolto al nostro fisico.
Affiancare alla pratica sportiva attività che ci aiutano a respirare, per esempio yoga e meditazione, potrebbe aiutarci. Le attività di rilassamento prima e dopo gli sforzi fisici potrebbero farci ottenere dei miglioramenti. Se il malessere ha radici più profonde però, un aiuto qualificato e professionale diventa indispensabile.