Come ogni anno questo periodo è in forte fermento per le novità legislative che riguarderanno il 2023. Il Consiglio dei Ministri, riunitosi il 21 novembre, ha approvato il DDL recante il bilancio di previsione per l’anno finanziario 2021. Nonché il bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025 e l’aggiornamento del Documento programmatico di Bilancio. I provvedimenti adottati tengono conto dell’attuale situazione di crisi, concentrando gran parte delle risorse a sostegno delle famiglie e delle imprese.
Si pensi all’aumento della soglia del reddito per il Bonus Sociale Bollette che da gennaio spetterà anche alle famiglie con ISEE fino a 15.000 euro. Ma le novità più attese da tanti lavoratori e lavoratrici riguardano la materia pensionistica. In questo ambito il Governo Meloni, oltre a all’Ape Sociale, ha confermato anche il trattamento pensionistico Opzione donna, apportando tuttavia delle modifiche. Pertanto anche il prossimo anno le donne smetteranno prima di lavorare con una scelta da comunicare all’INPS. Oltre a queste novità, nel 2023 si introduce un nuovo schema di anticipo pensionistico.
Nel 2023 si potrà andare in pensione prima a ben 62 anni
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Nel comunicato stampa n.5 del Consiglio dei Ministri si comunica l’introduzione del nuovo schema pensionistico che consentirà ai lavoratori/lavoratrici di accedere alla pensione molto prima. Infatti con questo nuovo trattamento si potrà andare in pensione prima a soli 62 anni d’età con 41 anni di contributi. Questo schema, chiamato Quota 103, potrebbe essere un’ottima occasione per chi ormai, avendo raggiunto l’età contributiva, è stanco di lavorare e affrontare i problemi quotidiani. Pertanto chi ormai si sente di voler dedicare il suo tempo ad altro, potrà ritirarsi dal lavoro con Quota 103. Con tali termini si indica la somma dei requisiti richiesti a lavoratori e lavoratrici per accedere alla pensione, 62 anni d’età e 41 anni di contributi. Chi sceglierà di entrare in questa finestra non potrà prendere, fino a maturazione dei requisiti, una pensione superiore a 5 volte il trattamento minimo. Una volta poi maturati i contributi la pensione dipenderà da questi e dal sistema in cui si sta.
Per chi invece decide di restare arriva un Bonus
Come si legge nel comunicato, invece, per chi decide di restare al lavoro, pur avendo i requisiti per Quota 103, potrà ottenere un Bonus. Ovvero una decontribuzione del 10%. Si tratta del cosiddetto Bonus Maroni che prevede un aumento della busta paga per coloro che posticipano l’uscita dal lavoro. L’aumento sarà determinato dalla contribuzione a carico del lavoratore che non sarà destinata all’ente previdenziale ma andrà direttamente sullo stipendio netto di quest’ultimo. Pertanto chi decide di prorogare l’uscita dal lavoro potrà godere di uno stipendio netto comprensivo anche della quota di contributi dovuti all’INPS. Nel momento in cui il lavoratore andrà in pensione, l’importo sarà quello che sarebbe stato liquidato alla prima scadenza utile al pensionamento.