Andare in pensione con la nuova Quota 41 nel 2023 potrebbe diventare realtà ma solo per i lavoratori che accettano un taglio del 30% di assegno

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Ed alla fine si torna a parlare di nuovo di una Quota 41 per tutti come una misura potenzialmente possibile per il 2023. Torna in voga quella vecchia proposta che vedeva nella Lega di Matteo Salvini e nei sindacati 2 tra i più fermi sostenitori della nuova versione della pensione anticipata. Certo qualcosa deve per forza essere rivista rispetto alle proposte iniziali. Quota 41 pura è neutra da qualsiasi penalizzazione. Essendo una misura che rientra nel meccanismo di flessibilità di cui si vuole dotare il sistema previdenziale italiano, evidente che i legislatori puntano a ritoccare l’ipotesi iniziale.

Andare in pensione con la nuova Quota 41 nel 2023 potrebbe diventare realtà ma solo per i lavoratori che accettano un taglio del 30% di assegno

L’ipotesi della Quota 41 per tutti come base di partenza della riforma del sistema previdenziale italiano non vedrà una misura libera da qualsiasi vincolo. La versione di Quota 41 per tutti di cui si parla oggi è differente da quella in vigore destinata ai precoci, ma è altrettanto diversa da quella ipotizzata da anni da parte dei sindacati. La Quota 41 per tutti senza vincoli o penalizzazioni, produrrebbe il venire meno di una delle misure pilastro del sistema, cioè la pensione anticipata ordinaria.

Infatti una Quota 41 neutra da penalizzazioni e neutra da vincoli, finirebbe con il sostituire completamente la pensione anticipata ordinaria. Sparirebbe quindi la misura che permette alle lavoratrici di uscire dal lavoro senza limiti di età e con 41 anni e 10 mesi di contributi versati. E di conseguenza sparirebbe anche l’opportunità per gli uomini di uscire alle stesse condizioni ma con 42 anni e 10 mesi di contributi versati. Per questo si parla di misura possibile, ma solo se contributiva, con assegno più basso per via di questo calcolo.

La nuova Quota 41 per tutti penalizza i retributivi

L’ipotesi, perché di questo si tratta dal momento che la Legge di Bilancio è ancora lontana dall’essere prodotta, prevede una Quota 41 possibile. Ma solo se il calcolo della prestazione è contributivo. Il lavoratore potrebbe uscire dal lavoro una volta completati i 41 anni di contributi versati, senza limiti d’età ma a una condizione. La pensione deve essere calcolata con il penalizzante sistema contributivo. In questo caso, dal momento che parliamo di carriere piuttosto lunghe, non è azzardato ipotizzare che molti subirebbe un taglio ben superiore al 30% della propria pensione.

Infatti chi nel 2023 completerà i 41 anni di contributi versati, potrebbe aver versato più di 18 anni prima del 1996. E questo è lo spaccato dei lavoratori più penalizzato da una misura contributiva. Infatti chi ha completato 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995, avrebbe diritto al calcolo retributivo della prestazione fino a tutto il 2012. Accettando il calcolo contributivo della prestazione il lavoratore sì vedrebbe calcolata la carriera fino a 2012, con il sistema contributivo. Andare in pensione con la nuova Quota 41 nel 2023 sarebbe quindi solo una scelta del lavoratore. Una scelta tra l’uscire prima con taglio o lavorare ancora per una pensione più elevata.

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