Anche senza sanatoria e condono o rottamazione non pagherà queste cartelle all’Agenzia delle Entrate chi presenta questa domanda

cartella

Anche se non se ne parla ancora, con ogni probabilità il Governo a dicembre provvederà ad una nuova sanatoria delle cartelle. Infatti con ogni manovra finanziaria e con ogni decreto fiscale (il collegato alla manovra finanziaria), i legislatori introducono provvedimenti di sanatoria ormai da anni. Una sanatoria se la linea è sempre la stessa, permette a chi ha dei debiti di saldarli con sconti sugli interessi e le sanzioni. Questo è il meccanismo che è stato adottato per la rottamazione delle cartelle o per il saldo e stralcio. I contribuenti però devono sapere che esistono altri metodi per azzerare i debiti con il Fisco. E sono metodi sempre utilizzabili a prescindere dalle sanatorie prima citate.

Anche senza sanatoria e condono o rottamazione non pagherà queste cartelle all’Agenzia delle Entrate chi presenta questa domanda

Se l’Agenzia delle Entrate continua a inviare atti e notifiche di pagamento ai contribuenti con debiti, non sempre questi ultimi vanno pagati. Anche le cartelle esattoriali possono essere annullate. Infatti non esiste debito che non abbia una scadenza. E le cartelle esattoriali di Agenzia delle Entrate Riscossione, non fanno eccezione. Tutto dipende dalla natura del debito, cioè della tassa, tributo o imposta evasa.

Quando si parla di scadenza di debiti di questa natura, il termine esatto è prescrizione. Anche le cartelle collegate ad un’imposta locale non pagata si prescrivono. Per esempio è di 5 anni la prescrizione per i tributi locali come l’IMU, la TASI o la TARI. In questo caso non sono debiti con l’Agenzia delle Entrate ma debiti tributari con gli enti locali. Per quanto riguarda i debiti che il contribuente ha nei confronti del Fisco e quindi dell’Agenzia delle Entrate, la prescrizione è di 10 anni. Questa però è solo la regola generale, che spesso viene disattesa da delle interpretazioni della giurisprudenza.

Una per una la data di scadenza dei debiti con l’Agenzia delle Entrate

In questi giorni i contribuenti hanno a che fare con l’IRPEF. Sia l’imposta, che eventualmente la cartella, si prescrivono in 10 anni. La norma generale infatti sottolinea che la prescrizione decennale dell’IRPEF scatta dal primo gennaio dell’anno successivo a quello in cui l’imposta era dovuta. Se invece si parla di cartelle esattoriali dell’IRPEF, questa si prescrive decorsi 10 anni dal giorno successivo a quello di notifica della cartella. La giurisprudenza però la pensa diversamente. Infatti recenti sentenze hanno sottolineato che essendo una tassa a cadenza annuale, come tutte le tasse di questo tipo, si prescrivono in 5 anni.

Stessa regola generale e stessa interpretazione da parte della giurisprudenza riguarda anche l’IVA, l’IRES, il canone RAI, l’imposta di registro, e le imposte ipotecarie e catastali. Un’anomalia riguarda il bollo auto che alcune regioni hanno delegato all’Agenzia delle Entrate. Infatti essendo un tributo locale, le Regioni che si occupano da sole delle procedure di riscossione, dovrebbero applicare la prescrizione quinquennale. Negli altri casi dovrebbe valere la regola generale dell’Agenzia delle Entrate e quindi prescrizione in 10 anni.

Naturalmente l’operazione è automatica, nel senso che il Fisco non dovrebbe più chiedere al contribuente un debito ormai scaduto. Nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate nonostante la prescrizione sopraggiunta invii una cartella al contribuente, la cartella deve essere impugnata dinanzi al Giudice. In pratica deve essere il contribuente a presentare ricorso. La mancata presentazione di questo atto, fa riunire la prescrizione non più valida e il mancato di corso dimostra l’accettazione del debito da parte del contribuente. Quindi, anche senza sanatoria e condono o rottamazione e stralcio, non mancano le possibilità di evitare il pagamento di cartelle se scadute.

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