La normativa previdenziale in vigore in Italia è una normativa particolare e ricca di misure. Molti nemmeno conoscono tutto ciò che la Legge offre. In linea di massima, l’INPS è basato sempre sui due pilastri del sistema che restano la pensione di vecchiaia e quella anticipata. La prima prevede il doppio requisito dell’età e dei contributi. La seconda, invece, non ha limiti di età ma ha solo il requisito contributivo. Dal 1996, con l’entrata in vigore nella legge Dini, il sistema previdenziale italiano si basa sul metodo contributivo. Le pensioni si liquidano in base al montante dei contributi versati. L’introduzione che sistema contributivo ha prodotto una differenza sostanziale tra chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 e chi dopo. Ed anche le misure o i requisiti per accedere alle pensioni sono differenti.
Anche senza 20 anni di contributi andranno in pensione subito o nel 2023 questi lavoratori a cui bastano 18 o 19 anni di lavoro
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Chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre del 1995 gode di alcuni vantaggi, ma anche di alcuni svantaggi. Il lavoratore che non ha contributi versati nel sistema retributivo può andare in pensione alla pari di tutti gli altri lavoratori. Ma oltre a 67 anni di età e 20 di contributi, è necessario che riesca ad ottenere una pensione pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Per questi lavoratori c’è anche la pensione con 20 anni di contributi e 64 anni di età e con trattamento pari almeno 2,8 volte l’assegno sociale. Tra i vantaggi per chi ha iniziato a versare dopo il 1995, c’è anche la concreta possibilità che alcuni anni di contributi valgano più del solito.
Tutto dipende dal primo contributo versato e dalla data
Nel sistema previdenziale si fa un gran parlare di precoci. Il lavoratore precoce oggi è quel lavoratore che ha almeno un anno di contributi prima dei 19 anni di età. Ma tutto dipende dalla quota 41 che è la misura di pensionamento anticipato destinata proprio ai lavoratori precoci. Il vero precoce, però, o almeno quello che viene considerato tale dal punto di vista pensionistico è colui che ha iniziato a lavorare prima del compimento del diciottesimo anno di età.
Il collegamento tra precoci e pensioni contributive si materializza proprio con un vantaggio che questi ultimi hanno sui contributi versati. Infatti, il lavoratore che ha il primo contributo versato dopo il 1995, può far valere 18 mesi ogni 12 mesi di versamenti. Ma solo per i contributi versati prima dei 18 anni di età. In pratica per questi lavoratori un anno di contributi prima di raggiungere la maggiore età valgono 1,5 volte.
Questa maggiorazione vale solo per il diritto alla pensione cioè per raggiungere i requisiti minimi per le pensioni. Non vale, per esempio, per il calcolo della pensione. In termini pratici questi contributi servono per raggiungere i 20 anni di contribuzione minima ma non vengono considerati per determinare l’importo della pensione. In definitiva per un contributivo si può accedere alla pensione anche con 18 o 19 anni di lavoro coperto da contributi. Questo perché due anni di lavoro prima dei 18 anni valgono come 3 anni, mentre 2 anni ne valgono 4. Dunque, anche senza 20 anni di contributi andranno in pensione moltissimi lavoratori.
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