Il lavoratore che si appresta a raggiungere il collocamento in quiescenza è sempre teso a capire con quanti anni di contributi andrà in pensione. Nell’attuale scenario previdenziale esistono differenti formule per accedere al pensionamento e a quanto ammonterà il cedolino mensile in base ai coefficienti di calcolo applicati. Nel computo contributivo è bene sapere che alcuni periodi di assenza sono ugualmente coperti da contribuzione e si possono considerare per formare il montante. Anche questi periodi di non lavoro valgono sui contributi INPS per andare in pensione subito e di seguito vediamo come funziona in questi casi.
Quali soluzioni per andare in pensione?
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La fase di pensionamento apre differenti scenari all’orizzonte degli ex lavoratori. C’è chi a fatica lascia il lavoro che tanto ama e chi invece attende con trepidazione questo momento. In quest’ultimo caso, c’è un forte interesse ad andare quanto prima in pensione, anche se questo dovesse talvolta comportare la rinuncia a dei soldi sull’assegno. Nel caso delle donne, in un precedente articolo abbiamo spiegato che in alcune circostanze bastano 3 requisiti per andare in pensione già a 56 anni.
Un’altra formula che consente di uscire prima dal mondo del lavoro interessa alcune categorie di lavoratori tra con e senza Legge 104. Un approfondimento è consultabile nell’articolo “Non solo con Legge 104 è possibile andare in pensione INPS a 63 anni”. Ma quali contributi valgono per il calcolo del montante minimo richiesto dalle varie formule? Come sappiamo, la pensione di vecchiaia lavorativa è accessibile con un minimo di 20 anni di contributi e 67 di età. Tale periodo come si calcola effettivamente?
Anche questi periodi di non lavoro valgono sui contributi INPS per andare in pensione subito
Per il calcolo del montante contributivo ai fini pensionistici nella generalità dei casi è possibile far leva anche sui cosiddetti contributi figurativi. Si tratta di specifiche assenze dal lavoro che vengono più o meno indennizzate o sono gratuitamente coperte sul piano assicurativo dall’INPS. Alcuni contributi figurativi si accreditano d’ufficio, come ad esempio la cassa integrazione, na NASPI, l’invalidità indennizzata con successivo recupero della capacità, la mobilità è simili. Altre tipologie ricevono l’accredito previa presentazione della domanda.
È il caso dei contributi figurativi per maternità, malattia o infortunio, servizio militare o congedo straordinario Legge 104/92. Valgono anche le assenze non retribuite per assistenza al figlio, allattamento, l’aspettativa per cariche pubbliche e altre situazioni simili. Molto spesso, ma non in tutti i casi, i contributi figurativi si possono conteggiare per il diritto alla pensione e anche per il calcolo dell’importo.
Fanno eccezione i periodi che rientrano nei lavori socialmente utili o i periodi di invalidità o inabilità temporanea. In questi casi è sempre utile verificare la propria posizione previdenziale e la misura che si intende scegliere. Alcuni periodi di contribuzione figurativa hanno un valore circoscritto quando si parla di pensioni anticipate o di anzianità. Inoltre, potrebbero determinare un importo di pensione più basso. Ciò nonostante, è bene prenderli in considerazione quando si avvicina il momento del pensionamento. Essi potrebbero fare la differenza tra l’avere o no il diritto al trattamento previdenziale.
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