Un altro paese africano presenta ufficialmente domanda per entrare nel gruppo dei paesi Brics: questa volta si tratta dell’Algeria che già vanta storici rapporti preferenziali con la Russia, quale eredità del vecchio impero sovietico, e più recenti con la Cina, sempre interessata ad espandere il suo progetto legato alle “nuove vie della seta”. Anche l’Algeria verso i Brics?
L’annuncio del Presidente algerino Tebboune
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La notizia è di pochi giorni fa. Il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ha annunciato che Algeri ha presentato una richiesta ufficiale sia per entrare a far parte del gruppo dei BRICS che per diventare azionista della “Nuova Banca di Sviluppo”. La c.d. Banca dei Brics, cui l’Algeria dovrebbe contribuire con un importo di circa 1,5 miliardi di dollari, ha sede a Shangai ed è stata istituita sulla base di un accordo intergovernativo firmato al sesto vertice BRICS a Fortaleza, nel luglio 2014.
Diversificare l’economia attraverso progetti di sviluppo alternativi
L’obiettivo della Banca, che può contare su una dotazione iniziale di circa cento miliardi di dollari, è quello di finanziare progetti infrastrutturali e progetti di sviluppo sostenibile sia negli Stati membri BRICS che nei paesi in via di sviluppo. Secondo quanto dichiarato dal Presidente Tebboune, in un’intervista alla China Central Television, “l’Algeria non vede l’ora di entrare a far parte del gruppo, con l’obiettivo di diversificare la sua economia”. Come si arriverebbe a tale diversificazione il Presidente algerino non lo ha invece spiegato.
Di fatto, l’ Algeria è una commodity economy: gli utili in valuta derivano dall’esportazione di prodotti petroliferi e di gas naturale, entrambi raffinati a livello nazionale. Altre esportazioni comprendono fosfati, ortaggi, datteri, tabacco e prodotti in pelle. L’industria è stata largamente nazionalizzata dai governi socialisti, ed è lontana da accettabili livelli di sviluppo.
Le principali importazioni sono macchinari, e semilavorati, costituiti principalmente da attrezzature industriali e beni di consumo, seguiti dai prodotti alimentari. Circa due terzi di tutti gli scambi sono con i paesi dell’Unione Europea e gli Stati Uniti.
Un nuovo petro-stato nei Brics?
L’economia algerina è fortemente esposta alla domanda della Cina che ha enorme bisogno di idrocarburi per alimentare la sua energivora economia manifatturiera. Inoltre, il sottosuolo algerino contiene interessanti riserve minerarie, tra cui le c.d. terre rare, che fanno parimenti gola a Pechino. Va poi aggiunto che a causa delle sanzioni economiche comminate dall’Occidente alla Russia, in questi mesi il peso dell’Algeria come esportatore di idrocarburi è notevolmente cresciuto, di pari passo ai relativi ricavi. Di conseguenza, appare difficile che l’Algeria voglia distrarre investimenti dal settore energetico per indirizzarli altrove.
Il posizionamento geopolitico dell’Algeria
La mossa algerina quindi, più che fondarsi su una ragione di sviluppo economico, sembra invece interpretabile come il tentativo di cercare un riposizionamento in chiave geopolitica. La Banca di sviluppo dei Brics, infatti, si presenta, sulla scena mondiale, come entità alternativa alle istituzioni finanziarie internazionali- Fmi e Banca mondiale in primis-e porta avanti una narrazione di vicinanza e sostegno ai paesi in via di sviluppo. Quanto a tale narrazione siano poi seguiti dei tangibili risultati economici è tutto da vedere.
Anche l’Algeria verso i Brics: la rivalità con il Marocco
Anche l’Algeria verso i Brics. E un altro fattore che potrebbe aver spinto Algeri a gettarsi tra le braccia del gruppo Brics risiede forse nella sua storica rivalità con il Marocco. Dopo la Brexit, Rabat ha stretto importanti relazioni politiche e commerciali con l’Uk, e si mostra sempre più vicina all’Alleanza atlantica ed agli Usa. Tale rivalità negli ultimi anni era divenuta un vero e proprio scontro frontale, tanto che, nell’agosto 2021, l’Algeria ha interrotto le relazioni diplomatiche con il Marocco, accusandolo di ostilità nei suoi confronti.
Il motivo dello scontro riguarda un movimento indipendentista attivo nel sud del Marocco e noto come “Fronte Polisario”, che da decenni chiede l’indipendenza del Sahara occidentale che si trova in territorio marocchino. Mentre il governo di Rabat combatte il Fronte Polisario, esso sembra invece ricevere sostegno da Algeri. Dopo la stipula degli Accordi di Abramo, la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale è stata riconosciuta dagli Usa e da Israele.
La crescente influenza cinese in Algeria
In ogni caso l’attrazione per il gruppo Brics, da parte algerina, sembra testimoniare, in ultima analisi, una crescente influenza del duetto Russia-Cina sul paese nord-africano.
In particolare, il Dragone sembra aver accresciuto, nei mesi scorsi, i suoi sforzi per penetrare in un’area sempre più strategica quale il bacino del Mediterraneo che Pechino vede come il terminale occidentale del suo progetto egemonico della Belt and road initiative. Inoltre, per Pechino appare necessario controbilanciare la presenza della Russia in Cirenaica e nel Sahel, come pure quella della Turchia in Tripolitania e nel Corno d’Africa. Per non parlare dei rivali occidentali, Usa, Uk e Francia che dal Mediterraneo non se ne sono mai andati.
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