Quando uno dei due coniugi muore è possibile che il superstite abbia diritto al trattamento INPS specifico. Se il defunto era ancora in età lavorativa si riceve la pensione indiretta. Altrimenti, si parla di pensione di reversibilità quando il defunto risultava già titolare di una propria pensione. In entrambi i casi, la percentuale di assegnazione dell’importo varia in ragione della composizione della famiglia che il dante diritto aveva a proprio carico. Inoltre, si tengono in conto anche dei requisiti anagrafici, lavorativi e reddituali. In ogni caso, anche con figli maggiorenni la pensione di reversibilità INPS non si perde in questi casi. Vediamoli insieme nei paragrafi successivi.
Come si calcola la percentuale a cui si ha diritto?
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La pensione indiretta o quella di reversibilità sono dei trattamenti economici che la Legge riconosce ai familiari superstiti che il defunto aveva a proprio carico. Si tratta di una forma di tutela nei riguardi della famiglia dell’estinto nel momento in cui la fonte principale di reddito viene a mancare. L’articolo 13 della Legge n. 636/1939 individua quali siano effettivamente i familiari che hanno diritto alla prestazione previdenziale. Come molti sapranno, infatti, l’INPS assegna importi variabili in base al beneficiario.
Nel caso in cui siano presenti il coniuge superstite e dei figli, l’attribuzione della quota diventa variabile in base a specifici fattori. Se, ad esempio, i titolari del diritto sono il coniuge ed un figlio, allora si ha diritto all’80% della reversibilità. Nel caso in cui i figli siano due, spetta il 100%. Cosa succede quando i figli raggiungono la maggiore età? In simili circostanze è bene sapere che il diritto si protrae anche oltre i 18 anni in alcuni casi specifici.
Anche con figli maggiorenni la pensione di reversibilità INPS non si perde in questi casi
Un primo aspetto da sottolineare riguarda l’eventuale presenza di inabilità. Laddove il figlio risulti inabile al lavoro, egli può avanzare il diritto alla pensione di reversibilità anche dopo il compimento del 18° anno. In questo caso non vi è un limite di età specifico.
Se invece i figli hanno compiuto la maggiore età, possono continuare a percepire l’emolumento solo a determinate condizioni. Il diritto si può estendere fino al 21° anno di età se il figlio frequenta una scuola media o professionale. Laddove invece risulti essere regolarmente iscritto ad un percorso universitario, egli potrà beneficiare della reversibilità fino al 26° anno di età.
È importante sapere che il diritto si conserva anche nei periodi di vacatio studii come ad esempio accade tra la fine del liceo e l’inizio dell’università.
Laddove il figlio presti lavori saltuari, ricordiamo che egli si considera fiscalmente a carico se il suo reddito annuo non supera i 4.000 euro. Tale soglia vale fino all’età di 24 anni. Successivamente, la soglia massima di reddito annuo per risultare a carico si riduce a 2.840,51 euro.
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