Anche chi ha cuore in affanno e pressione ballerina può ottenere permessi Legge 104 in questi casi

INPS

Chi soffre di sbalzi di pressione molto spesso lamenta un costante senso di stanchezza e difficoltà nel respirare. Oltre a questi sintomi, i soggetti con ipertensione arteriosa avvertono anche gonfiore a gambe e caviglie e dolori al torace. I valori della pressione minima e massima cambiano nel corso degli anni e tendono ad aumentare dopo la mezz’età. E nelle forme più gravi i sintomi dell’ipertensione potrebbero persino ridurre di molto le abilità quotidiane e professionali.

Del resto anche ai lavoratori senza Legge 104 spettano 500 euro per 12 mesi con questi problemi di salute. E ciò perché quando subentra una condizione di disagio psicofisico anche più semplici azioni quotidiane potrebbero comportare fatica.

Pertanto anche chi ha cuore in affanno e pressione ballerina può ottenere permessi Legge 104 in questi casi. Soprattutto se il soggetto in questione ha trascurato o non ha curato in modo adeguato alcune alterazioni del sistema cardiovascolare. Oltre a ciò vi è la possibilità di ricevere particolari agevolazioni sul piano fiscale e sussidi economici a sostengo della patologia.

Non a caso l’INPS assicura assegni di invalidità a chi soffre di malattie cardiache e una serie di tutele ed esenzioni. Per ottenere invece giorni di permesso lavorativo e congedo retribuito è necessario che la Commissione sanitaria riconosca la presenza di una condizione invalidante. Quindi anche il soggetto iperteso ha diritto ai benefici della Legge 104 se il disturbo arriva a comprometterne l’autonomia.

Anche chi ha cuore in affanno e pressione ballerina può ottenere permessi Legge 104 in questi casi

Gli sbalzi di pressione arteriosa e il continuo aumento dei livelli pressori possono infatti causare la cardiopatia intensiva. Ciò perché l’ipertensione provoca notevole stress al cuore che almeno nelle fasi iniziali cerca di adattarsi ad un eccesso di fatica. Alla lunga tuttavia i valori troppo alti della pressione possono provocare la cardiopatia ipertensiva. Di conseguenza il muscolo cardiaco subisce alterazioni più o meno gravi a seguito del sovraccarico di lavoro nel pompaggio del sangue.

Secondo le linee guida INPS sugli stati invalidanti anche la cardiopatia ipertensiva comporta una riduzione delle abilità lavorative. Consultando le tabelle dell’Ente previdenziale si possono pertanto verificare le percentuali di invalidità che le Commissioni legali assegnano a seconda della gravità della patologia.

Ad esempio la cardiopatia ipertensiva di gravo medio implica il riconoscimento di un’invalidità che oscilla tra 31% e 50%. Parte invece dal 71% e arriva all’80% la cardiopatia ipertensiva di grado severo e si attesta tra l’81% e il 100% quella scompensata.

Spetta, dunque, ai medici legali della Commissione verificare il grado di riduzione delle capacità lavorative. Pertanto ai soggetti affetti dalle forme più gravi e invalidanti dell’ipertensione dovranno dapprima sottoporsi alla visita sanitaria per ottenere i benefici della Legge 104.

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