Altro che IMU e TARI, la mazzata di Natale arriverà sul conto corrente e farà male

prezzi

A dicembre milioni di italiani pagheranno le rate IMU e TARI sugli immobili, a seconda della natura del fabbricato e del Comune di residenza. Inoltre a fine anno ci sarà da pagare l’imposta di bollo su buoni fruttiferi (qui i dettagli), sui c/c e in relazione ad altri strumenti finanziari. Insomma, un mese denso di appuntamenti con il Fisco, anche se la mazzata finale potrebbe arrivare da tutt’altro fronte.

L’ISTAT ha da poco diffuso i dati preliminari sul carovita a novembre. Il NIC, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, segna un +0,7% su base mensile e +3,8% su base annua. Solo un mese prima l’indice era fermo a +3,0%.

Questo vuol dire che pane, pasta, benzina, luce etc. costeranno di più e non è detto che i rialzi si fermino da qui a breve. Detta diversamente, altro che IMU e TARI, la mazzata di Natale arriverà sul conto corrente e farà male.

I dati ISTAT

Secondo l’Istituto di Statistica il costo della vita continua a salire per i rincari dei beni energetici. Le materie prime come il petrolio (e il gas naturale) con i derivati sono di fatto coinvolti in quasi tutti i processi produttivi. Dunque se salgono i prezzi a monte, prima o poi aumentano anche quelli a valle, ossia quelli che riguardano i consumi finali.

Inoltre si aggiunge anche un incremento della domanda di beni e servizi nell’era post Covid 19, che da un ulteriore contributo al rincaro dei prezzi.

L’insidia peggiore che tanti risparmiatori sottovaluteranno

Da settembre 2008, ossia da 13 anni, l’inflazione in Italia non era così sostenuta. Si tratta di un dettaglio che, molto probabilmente, finirà per peggiorare le cose per chi ha i sudati risparmi in banca. Vediamo di capire perché.

Un tratto tipico del piccolo risparmiatore, infatti, è la memoria corta, ossia dimenticare cosa l’inflazione è in grado di togliere nel tempo.

Tra gli anni Ottanta e Novanta, e il primo decennio del Millennio, i rendimenti erano adeguati all’elevata inflazione dell’epoca. Poi il costo della vita è sceso drasticamente e chi ha comprato BTP e buoni a lungo tempo ha accumulato piccole fortune.

Per avere un’idea concreta, chi ha osato investire 20.000 euro in questo BTP oggi guadagna più di 50.000 euro.

Altro che IMU e TARI, la mazzata di Natale arriverà sul conto corrente è farà male

Oggi la situazione è semplicemente invertita. Chi ha scelto la liquidità per i suoi risparmi, avvertirà il peso dei danni solo con il passare del tempo. Ipotizziamo un correntista medio con 30.000 euro di giacenza sul conto.

Potrebbe spendere i risparmi per acquistare oggi un box auto, senza ricorso al mutuo. Ma tra 5 o 10 anni quei soldi potrebbero non essere più sufficienti. Il prezzo del garage, per esempio, nel frattempo potrebbe salire a 32mila euro prima (5 anni) e 35mila poi (tra 10 anni). Inoltre per tutti quegli anni ci sono da pagare i costi di tenuta conto e le imposte di bollo. Quindi i 30mila euro di oggi comunque diminuiranno per le spese vive che in futuro bisognerà sostenere.

In definitiva, chi pensa di non sbagliare scegliendo di non investire (e quindi scegliendo la liquidità sul conto) dovrebbe ricredersi. I prezzi e l’economia si stanno muovendo a passi veloci, in gran silenzio e, soprattutto, senza chiedere il permesso a nessuno.

Detta diversamente, anche nel caso dei risparmi vale il detto “chi si ferma è perduto!” Lo scopriremo molto meglio tra qualche anno, quando il danno ormai sarà fatto e indietro non si potrà più tornare.

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