Altro che anni ’70 e ’80, nessuna briglia sciolta per le canzoni di oggi: sono sempre più corte, lo dice la rivista Billboard

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Ogni epoca ha la sua durata. Vale anche per le canzoni. I social dettano legge e le piattaforme richiedono durate precise per la divulgazione. Ecco cosa c’è da sapere.

Negli anni Settanta e Ottanta era possibile ascoltare intro molto lunghe prima della canzone vera e propria. Virtuosismi e ispirazione erano lasciati senza vincoli, si andava a briglia sciolta. Le cose sono molto cambiate. Una Layla di Eric Clapton sarebbe di difficile posizionamento e così l’arte di comporre musica e di mettere insieme ritornelli e strofe affronta una nuova fase.

Secondo le classifiche stilate dalla rivista Billboard le canzoni sarebbero più corte perché da 3 minuti e 50 si sarebbe passati a 3 minuti e 30 ma questo taglio è provvisorio. La lunghezza non va ancora bene e abbassare questa soglia sarà inevitabile. Le canzoni non dovrebbero durare più di 3 minuti perché i supporti tecnologici impattano al meglio con questa lunghezza. Inoltre tutti i Festival più importanti impongono questa durata per l’esibizione.

Dati incredibili

È triste ma è così. Altro che anni ’70 e ’80, la concentrazione media delle nuove generazioni si è abbassata. Chi appartiene alla vecchia generazione non ha tempo di ascoltare brani da 8 minuti, si è abituato ai social e ai video fulminei, consuma i nuovi prodotti alla velocità della luce. L’omologazione è in atto da tempo. Con l’avvento dei social network i tempi di navigazione sono diventati rapidi. La durata media di un video è di 10 secondi, il 25% delle persone che ascolta musica in streaming passa al brano successivo dopo i primi 5 secondi. Sono dati mostruosi.

Spotify è diventata la piattaforma di riferimento per la musica in streaming, il 50% delle persone che lo utilizza non finisce di ascoltare il brano ma va oltre prima della fine. Sono dati reali. Queste piattaforme utilizzano algoritmi che privilegiano brani in grado di mantenere connessi gli utenti più a lungo possibile. Realizzare brani di breve durata conviene a tutti, anche agli artisti. È ciò che il pubblico richiede quando consuma su internet.

Altro che anni ’70 e ’80, chi ascolta musica ora ha fretta

La canzone I love it di Kanye Wuest e Lil Pump è stata ascoltata 193 milioni di volte su Spotify. È entrata nella classifica delle 100 canzoni più ascoltate secondo la rivista Billboard. La sua durata è di 2 minuti e 7 secondi, considerata durata ideale per le canzoni odierne. Secondo una ricerca presente su Quartzy il 6% delle canzoni considerate hit dai siti specializzati non supera i 2 minuti e mezzo. Nel 2000 la media era di 4 minuti.

Dallo streaming arriva il 75% del guadagno per produttori e artisti quindi è stato necessario adeguarsi alla nuova realtà. Si ascoltano tracce con più pezzi ma corti piuttosto che tracce con un unico pezzo più lungo. Medley e mash-up sono molto apprezzati quindi si naviga a vista ma verso una direzione per ora ben determinata. I cambiamenti sono sempre in agguato ma quel che è certo è che le canzoni sono sempre più brevi e il pubblico si spazientisce in fretta. Per le storie ricche di significato e poesia è arrivato il momento di andare in soffitta.

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