È stata negli passati la soluzione più rapida per trovare un lavoro, sia per i giovani che i meno giovani. La realtà dei call center è cambiata in seguito alla pandemia che ha fatto conoscere la realtà dello smart-working e più di recente dall’IA che sta cambiando numerosi paradigmi.
Tra il 2000 e il 2020, i call center hanno conosciuto un vero e proprio boom. Numerose aziende di media grandezza e tanti colossi dell’economia hanno creato lavoro con il telemarketing. La situazione negli ultimi anni è cambiata. La scrittrice Michela Murgia ha raccontato il mondo dei call center in un libro che ha avuto molto successo e da cui è stato tratto un film. Era il disegno di una generazione che cercava in questo tipo di attività un lavoro, certe volte provvisorio, certe volte duraturo, una svolta per la propria vita. Orari, stress e diritti, hanno causato tante polemiche, perché il call center impattava con il precariato e a fronte di uno uno stipendio sicuro era spesso la qualità della vita a peggiorare.
Il lavoro dei call center doveva essere il modo semplice con cui i giovani approcciavano al mondo del lavoro e finiva per diventare l’unico lavoro disponibile. Oggi l’IA sta portando numerosi cambiamenti. Sono 100 mila le persone in Italia occupate nei call center, l’IA potrebbe sostituirne una buona parte creando molta disoccupazione. Secondo gli esperti che si occupano di IA invece, la nuova tecnologia potrebbe essere un aiuto per migliorare il lavoro. Questo avverrebbe integrando la capacità dei robot con l’esperienza umana.
Nuovi lavori, nuove frontiere
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Quali sono le alternative al lavoro dei call center? I giovani stanno scegliendo diversamente negli ultimi anni. Il lockdown ha insegnato tanto, il fatto che siano 2 miliardi le persone che cercano di lavorare tramite la rete internet crea un esercito che rappresenterebbe il 30% della forza lavoro. I giovani sognano di approcciare la mondo del lavoro investendo i propri risparmi sulle nuove tecnologie.
Lo farebbero con i capitali raccolti presso i famigliari, con i regali di laurea, con il denaro conservato dopo aver fatto lavori saltuari durante gli studi. Ma sempre online. Lavori di coaching in cui fanno fruttare le proprie capacità, creazione di corsi in cui mettere in pratica gli insegnamenti dell’università. Ma anche creazione di podcast per sfruttare le proprie passioni artistiche, invenzioni di contenuti che la rete cerca con sempre maggiore frequenza. Tutto questo verrebbe fatto mixando qualità del lavoro con la qualità della vita. I giovani sono attenti a sostenibilità e tempo libero e cercano di trasformare in denaro ogni cosa che fanno.
È questo lo scopo dei tanti influencer presenti nelle varie piattaforme social che si stanno moltiplicando rapidamente. E dopo un periodo di apprendistato, ora è la qualità che sta migliorando, i contenuti di basso livello vengono penalizzati, quelli che dimostrano grande professionalità stanno diventando redditizi.
Alternative al lavoro nei call center: una nuova era
I giovani sono impegnati in 3 fronti durante gli studi. Uno è quello che riguarda l’ambito universitario, l’altro è quello che riguarda la formazione e il terzo riguarda il lavoro che fanno per mantenersi. La formazione ha occupato un posto centrale nella vita degli studenti che hanno capito di dover fare questo passo non una volta finita l’università ma durante il percorso accademico. I giovani aspirano a lavori che siano compatibili con le loro aspirazioni e le preferenze, non tengono conto all’inizio del rapporto costi-benefici, cercano un percorso che possa portarli al lavoro della loro vita.
Sarebbero 200 mila i giovani che studiano e che contemporaneamente lavorano. I lavori online hanno superato le ripetizioni e il lavoro da babysitter che andavano per la maggiore qualche anno fa. I lavori che fanno gli studenti universitari sono al passo con i tempi. Esperti Seo, Social Media Manager, E-commerce specialist, esperti in Cyber Security e Web Designer sono tutti lavori che possono essere fatti mentre si continua il percorso universitario. Spesso questi lavori vengono integrati agli studi una volta conseguita la laurea. Insieme ai percorsi formativi che si fanno prima e dopo, aiutano a formare figure professionali altamente qualificate in grado di lavorare in Italia e all’estero indistintamente.