Sono oltre due milioni i lavoratori domestici nelle case degli italiani che, con il rientro dalle vacanze, tornano a supportare le famiglie. Si occupano di cura degli anziani e di sorveglianza. O di accompagnamento dei bambini e svolgono le pulizie nelle abitazioni. Sono lavoratori che, per ora, non devono esibire né Green Pass né vaccinazioni anti-Covid. Di questi 1,2 milioni sono in nero e dunque ‘invisibili’. Un esercito pari all’ammontare dei dipendenti delle università italiane. Mentre il governo vara di fatto l’obbligo delle vaccinazioni nel settore della scuola, si prepara nelle case la nuova bomba di contagi senza controllo. Ecco come possiamo tutelarci se abbiamo un lavoratore in casa, soprattutto se in regime di convivenza.
Lavoro nero con stranieri irregolari
Allarme Green Pass per 1 milione tra colf e badanti o baby sitter in nero. Stando ai dati riferiti al Senato dalla Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese il 22 luglio scorso (durante l’interrogazione Bonino-De Petris) la campagna “Ero straniero” va a rilento. Sono in via di regolarizzazione 40 mila contratti di lavoro domestico. Ma con enormi ritardi soprattutto nelle grandi città come Roma e Milano. Le domande di emersione di lavoro nero presentate sono state finora oltre 200 mila, a vario titolo. Dunque, troppo poche rispetto al ‘sommerso’. Ricordiamo che l”occupazione di lavoratori stranieri irregolari è un reato. Disciplinato dall’articolo 22, comma 12, del decreto legislativo n. 286/1998. Sanziona anche le famiglie che mettono al lavoro stranieri senza permesso. Oppure con permesso di soggiorno scaduto e non rinnovato.
Silenzio assenso e niente Green Pass
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Sono molto diffuse le situazioni di silenzio assenso e niente Green Pass con lavoratori italiani che ritirano abusivamente la Naspi. Oppure con lavoratori stranieri con permesso di soggiorno regolare: colf e badanti che lavorano, però, senza contratto. Ma perchè le famiglie si assumono il rischio del possibile contagio? Per non dover pagare somme altissime. Una badante licenziata perchè ‘no vax’ può avviare una vertenza per lavoro nero, richiedendo tutti gli stipendi pregressi. Ma ci sono anche le multe. Chi ha avuto un dipendente in nero per non oltre 30 giorni, paga da un minimo 1.800 euro a un massimo di 10.800 euro. Se i giorni sono stati 60, la multa parte da 3.600 euro e tocca 21.600 euro. Se il lavoro nero prosegue da mesi, la sanzione oscilla tra 7.200 euro e 43.200.
Nuova clausola nei nuovi contratti per colf e badanti
Chi deve assumere una badante ex novo per assistere un anziano o un malato non autosufficiente può inserire nel contratto di lavoro la disponibilità a vaccinarsi contro il Covid o la validità del Green Pass. È una clausola ad accettazione volontaria, come altre. Possiamo anche inserire la clausola del rinnovo dietro presentazione del certificato vaccinale. Ricordiamo che in caso di rifiuto, nel settore domestico, a differenza degli altri, esiste la possibilità di licenziamento senza giustificato motivo. Valida anche se sospettiamo furti o maltrattamenti (a proposito, ecco come sorvegliare la colf o la badante con una telecamera).
Allarme Green Pass per 1 milione tra colf e badanti o baby sitter in nero
Ecco come fare invece per i contratti in corso. Possiamo comunicare il cosiddetto “licenziamento ad nutum” previsto nel settore domestico. Non è necessario, per questa categoria di lavoratori, il requisito della giusta causa di licenziamento o del giustificato motivo. Dunque, il datore di lavoro può tutelarsi, se non è soddisfatto della situazione Green Pass del lavoratore a tempo indeterminato. Sono però previsti l’obbligo del preavviso o il pagamento della corrispondente indennità di mancato preavviso. Poi ovviamente l’obbligo di comunicazione della cessazione all’Inps.
Il recesso dal contratto a tempo determinato
In caso di colf, badante o baby sitter assunti a tempo determinato, possiamo comunicare il recesso dal contratto a tempo prima del termine. Ma dobbiamo risarcire i danni al lavoratore. Vale a dire pagare le retribuzioni che avrebbe percepito se il rapporto di lavoro non si fosse interrotto. Ovviamente è prevista la comunicazione obbligatoria all’Inps della cessazione del rapporto di lavoro.