Al Fisco non scapperà nulla, neanche la tassa di soggiorno

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Ministero dell’Interno, Comuni e Agenzia delle Entrate hanno trovato la quadra per la lotta all’evasione dell’imposta di soggiorno. Perciò, i titolari delle strutture ricettive sono avvisati: al Fisco non scapperà nulla, neanche la tassa di soggiorno. Il Decreto interministeriale ha fissato criteri, termini e modalità. I gestori invieranno i dati nel rispetto delle norme di pubblica sicurezza al Ministero dell’Interno. Quest’ultimo comunicherà all’Agenzia delle Entrate i dati ottenuti dai gestori di strutture ricettive. La catena non è finita, perché l’Agenzia delle Entrate, a sua volta, farà la comunicazione alle amministrazioni locali ogni sei mesi. L’Ente territoriale accerterà eventuali violazioni delle regole inerenti l’imposta di soggiorno.

Di conseguenza, ai titolari delle strutture ricettive non conviene più non far pagare la tassa di soggiorno oppure eludere la comunicazione dell’ospite. Con questa triangolazione, i furbi verranno a galla e scattano le sanzioni.

I Comuni fruiscono della tassa di soggiorno. Però, devono, con proprio regolamento, istituire l’imposta e disporre le sue modalità applicative. Comune che vai, tassa di soggiorno che trovi. Perciò quando si va in un luogo e si soggiorna in una struttura ricettiva si paga un tributo diverso da comune a comune. L’Ente comunale applica la tassa di soggiorno ma sono gli albergatori e i gestori delle strutture ricettive responsabili del pagamento dell’imposta di soggiorno. Perciò, se un cliente non paga la tassa di soggiorno, la responsabilità cade in testa al titolare della struttura ricettiva.

Come varia la tassa di soggiorno

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Ogni Comune ha la possibilità di fare la scelta che vuole.  La tassa non può superare i 10 euro a notte a persona. C’è un criterio di gradualità che tiene conto della classificazione della struttura alberghiera. Non mancano i casi di Comuni che non hanno applicato il tributo ai turisti.

Perciò meglio non fare i furbi. I titolari delle strutture ricettive rischiano una sanzione amministrativa pecuniaria, in caso di omessa o infedele presentazione della dichiarazione. L’importo va dal 100 al 200 per cento del tributo dovuto.

Mentre, in caso di omesso, ritardato o parziale versamento dell’imposta di soggiorno, l’ente locale applica una sanzione del 30 per cento del dovuto. Con la triangolazione tra Enti, al Fisco non scapperà nulla, neanche la tassa di soggiorno.

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