Affitti brevi, CIR e CIN: quali sono i nuovi obblighi nel 2025

Affitti brevi, CIR e CIN: quali sono i nuovi obblighi nel 2025

Dal 1 gennaio 2025 chi possiede un immobile destinato a locazioni di breve durata dovrà attenersi ai nuovi obblighi, tra cui l’adozione del codice CIN. Questo codice va ad aggiungersi al CIR, e insieme permettono di garantire trasparenza e legalità.

Non si ferma la polemica attorno all’overtourism, l’emergenza abitativa e l’utilizzo delle ormai note key box. Quest’ultime, ovvero le cassette di sicurezza che contengono le chiavi dell’appartamento dato in affitto, sono state prese di mira proprio recentemente in varie città italiane. A Firenze, Venezia, Milano, Genova e Rimini, le key box sono state “sigillate” con del nastro adesivo su cui sono comparsi degli slogan.

Sembra che gli atti siano stati compiuti da alcune associazioni che rivendicano il diritto alla residenzialità, ma sulla lotta ai self check-in si sono espresse anche alcune Amministrazioni Locali, vietando di fatto ai proprietari di immobili di installarle. La motivazione prevalente, in questo senso, ha trovato la sua ragione nella lesione del decoro urbano, ma non sono mancati riferimenti alla scarsa sicurezza dei check-in gestiti da remoto.

CIR e CIN, cosa sono i codici per gli affitti brevi

Mentre le forze politiche, le associazioni dei consumatori e anche alcuni giuristi discutono sugli aspetti legali, costituzionali e di privacy, oggi chi possiede immobili da affittare per brevi periodi deve adeguarsi alle nuove normative.

Il CIR è un codice identificativo regionale e univoco che serve a identificare le strutture destinate alla locazione turistica e affitti brevi. Per ottenere il codice, il proprietario deve dimostrare innanzitutto la regolarità urbanistica dell’immobile in oggetto, registrarlo presso Comune e Regione e compilare i moduli necessari. Le regole variano di Regione in Regione: in alcuni casi è presente una specifica piattaforma, in altri è necessario inviare i documenti richiesti tramite PEC. È il caso, ad esempio, di Campania, Lombardia, Molise e Sicilia.

Il CIN, invece, è una novità e si tratta di un codice che verrà gestito a livello nazionale, al contrario del CIR che appunto è una prassi di tipo locale. Questo codice sarà obbligatorio a partire dal 1 gennaio 2025 e dovrà essere esposto sia all’esterno dell’immobile o struttura ricettiva sia negli annunci immobiliari.

È il Ministero del Turismo che, tramite apposita piattaforma gestirà le assegnazioni del CIN. Il proprietario dell’immobile per ottenerlo dovrà presentare apposita istanza sul Portale Telematico Banca Dati Strutture Ricettive (BDSR) accedendo con le credenziali elettroniche (SPID). L’immobile dovrà essere a norma secondo i recenti requisiti di sicurezza e starà al proprietario trasmettere i dati che lo certificano.

Cosa succede a chi non rispetta le normative su CIR e CIN

Com’è intuibile, l’adozione dei codici identificativi degli immobili e strutture destinate agli affitti brevi ha lo scopo di contrastare l’illegalità. Esiste una piccola parte di attività “sommerse” inerenti gli affitti turistici e non dobbiamo dimenticare che una struttura registrata è anche una struttura sicura per i locatari.

Il Ministro del Turismo Santanché ha rilasciato di recente alcune dichiarazioni che rivendicano risvolti positivi nell’adozione di questa nuova norma. Al momento, la percentuale di strutture che ha richiesto il CIN è molto alta, intorno al 75%, e si presume che l’adesione sarà totale. Questo favorirà sicuramente il lavoro del Fisco e tutelerà il diritto al lavoro di chi investe in locazioni.

I proprietari che non si adegueranno, però, andranno incontro a sanzioni amministrative pecuniarie. A seconda dell’entità dell’infrazione, le multe potranno variare dai 500 fino agli 8mila euro. Sempre il Ministro Santanché ha però “rassicurato” gli interessati: le multe non scatteranno dal 2 gennaio 2025, anche perché le nuove normative devono essere pienamente comprese e assimilate dai proprietari di strutture e immobili destinati agli affitti brevi.

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