Tutti sappiamo che le spese mediche possono essere portate in detrazione nel momento in cui presentiamo la dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle Entrate. Si tratta di un’agevolazione che fino al 2020 si concedeva a tutti i contribuenti, a prescindere da ISEE o limiti di reddito.
Ogni cittadino aveva il diritto di ridurre le imposte da pagare detraendo il 19% delle spese mediche sostenute, con una franchigia di 129,11 euro. Ma dal 2020 qualcosa inizia a cambiare.
Addio alle detrazioni anche con il Governo Meloni
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Già con la manovra del 2020 il Governo Conte ridusse le detrazioni per coloro che avevano un reddito annuo lordo superiore ai 120 mila euro. Tali detrazioni si sono totalmente eliminate per i redditi maggiori di 240 mila euro.
Questi tagli riguardavano tutte le detrazioni al 19%, come ad esempio quelle degli interessi sui mutui, le spese assicurative, veterinarie o funebri.
Il Governo appena insediato sembra che abbia intenzione di fare ulteriori tagli ai benefici fiscali, restringendo la platea dei contribuenti che possono ridurre le tasse.
Limiti di reddito per le detrazioni fiscali dal prossimo anno
Sembra sia al vaglio del Governo la possibilità che il tetto massimo di reddito che dà diritto alle agevolazioni fiscali scenda a 60 mila euro. Oltre a dire addio alle detrazioni anche delle spese mediche e delle altre detrazioni al 19%, alcuni cittadini non potranno detrarre neanche gli oneri al 26%. Sembrerebbe infatti che il Governo abbia intenzione di inserire in questi limiti reddituali anche le erogazioni liberali.
Se dovesse passare questa modifica, chi dichiara un reddito annuo lordo superiore a 60 mila euro vedrà ridurre le proprie detrazioni fiscali. Chi dovesse superare i 120 mila euro vedrebbe azzerate tali agevolazioni.
Taglio del reddito di cittadinanza e flat tax
Il Governo è al lavoro per definire le modifiche per la prossima Legge di Bilancio.
Già si è parlato del taglio al reddito di cittadinanza e della NASPI, così come della revisione del Bonus 110.
Un’altra novità riguarderebbe la tassa piatta. Se si dovesse intraprendere la strada della flat tax anche per i dipendenti, il reddito incrementale verrebbe tassato al 15%. Ciò significa che la tassazione al 15% verrebbe applicata solo sulla quota di reddito superiore alla media degli ultimi 3 anni. Per gli autonomi probabilmente la flat tax sarà applicabile ai redditi fino a 85 mila euro.
C’è però l’allarme sulle conseguenze di questo tipo di tassazione. L’evasione fiscale potrebbe aumentare in quanto gli autonomi tenderebbero a dichiarare redditi entro la soglia agevolata. È al vaglio del Governo anche la possibilità di introdurre il quoziente familiare, che premierebbe la famiglie più numerose riducendo la tassazione all’aumentare dei componenti. Questo sistema verrebbe testato inizialmente per l’erogazione del Superbonus che dal 110% passerebbe al 90%. Tale Bonus potrebbe essere ottenuto solo se il proprietario è residente nell’abitazione interessata dai lavori e il reddito non sia superiore ai 15 mila euro. Tale soglia reddituale salirebbe per ogni componente in più della famiglia.