Ormai da diversi anni gli italiani si sono abituati allo SPID, acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale. Si tratta del più diffuso metodo di accesso ai servizi digitali delle Pubbliche Amministrazioni. Più diffuso della CIE, cioè della Carta di Identità Elettronica e della CNS, cioè della Carta Nazionale dei Servizi. Sono 30 milioni gli italiani che ogni giorno si collegano ai siti delle PA con lo SPID, che ormai è in funzione dal 2016. Ma adesso sarebbe arrivato il momento di cambiare questa esperienza, perché il Governo avrebbe intenzione di chiudere i battenti di questo diffuso strumento.
Le code agli uffici e le difficoltà a reperire documenti, oppure a presentare istanze, sono alla base della nascita dello SPID come strumento di semplificazione del rapporto tra PA e cittadini. Ma presto potrebbero essere usati altri meccanismi, o almeno è quello che si evince per esempio, da recenti esternazioni di Alessio Butti, nuovo sottosegretario all’Innovazione.
A sorpresa il Governo Meloni vuole sostituire lo SPID
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Lo SPID rischia seriamente di essere pensionato dal Governo Meloni. Il sottosegretario Butti, nel corso di un suo intervento dal palco della festa per il decennale della nascita del partito che ha vinto le ultime elezioni, cioè Fratelli d’Italia, ha manifestato a chiare lettere che questa è più di una semplice idea. Le difficoltà che lo SPID produce in determinate fasce della popolazione, spinge l’Esecutivo in questa direzione. Il collegamento è agli anziani, secondo Butti ma non solo, poco avvezzi alla tecnologia e quindi in difficoltà con lo SPID.
Occorre ricordare che per usare lo SPID serve una connessione Internet, serve uno smartphone, una applicazione da scaricare sul telefono, una email e bisogna fare i conti con codici OTP, PIN, credenziali di accesso, e autorizzazioni tramite codici numerici e QR CODE. Non certo una cosa semplice da spiegare anche per un giovane, figuriamoci per un anziano. A questo, va aggiunto il fatto che lo SPID può essere fatto con 9 provider diversi, e quasi tutti nel settore privato. Eppure si tratta di uno strumento che permette il collegamento con Stato, Regioni e altri Enti pubblici (ma anche con soggetti privati che hanno aderito al circuito).
Cosa potrebbe sostituire lo SPID
Quasi a sorpresa il Governo Meloni adesso ha messo nel mirino lo SPID per una sua cancellazione. O almeno è quello che ha lasciato intendere un suo rappresentante, il già citato sottosegretario Butti. Cancellare lo SPID significa non metterlo più a disposizione per gli oltre 30 milioni di cittadini che lo utilizzano praticamente ogni giorno. Naturalmente non si potrà lasciare senza uno strumento di identità digitale la popolazione. Per questo si pensa ad ampliare la CIE come unico strumento di identità digitale.
Anche perché al contrario dello SPID, la Carta di Identità Elettronica è rilasciata esclusivamente da un Ente pubblico, cioè dai Comuni. Se il problema è il fatto che lo SPID sia appannaggio di provider privati che traggono utile dalla “vendita” di questo strumento, nessun dubbio sul fatto che la CIE è migliore. Il problema però è che anche la CIE come utilizzo non è certo semplice. Occorrerebbe cambiarne il meccanismo se si vuole rendere lo strumento utile anche ai meno avvezzi alla tecnologia. La CIE come la CNS infatti prevede l’uso di smartphone, PIN e pure di lettori di smart-card.