La normativa previdenziale italiana prevede diverse misure per accedere al pensionamento. Sia di vecchiaia che anticipato. Ma anche se tutte prevedono requisiti di accesso diverso, non è detto che siano aperte a tutti. In diversi casi, infatti, si arriva alla soglia dei 67 anni senza diritto alla pensione e non sempre si può richiedere l’assegno sociale. Che solo in determinati casi viene erogato, ad esempio, se il coniuge lavora o percepisce pensione.
Nell’inviare la domanda di pensione, poi, non bisogna commettere determinati errori per non rischiare che l’INPS non paghi, poi, il trattamento. Il rischio più grande, in ogni caso, resta quello di vedersi respingere la richiesta e ritrovarsi, quindi, senza diritto al trattamento. Perchè la normativa previdenziale è abbastanza complessa e anche strana. A questi fortunati lavoratori l’INPS paga la pensione anche se hanno versato solo 5 anni di contributi. Ad altri, invece, anche con più anni il diritto viene negato. Ma come è possibile tutto ciò?
I requisiti di accesso
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Le diverse misure che permettono il pensionamento, come abbiamo accennato in apertura, richiedono diversi requisiti. Che variano da misura a misura. E per una tipologia di uscita è necessario che i contributi siano stati versati tutti entro una determinata data. Mentre per un’altra è necessario averli iniziati a versare da un determinato anno. Questo manda in confusione il lavoratore che, non capendo la burocrazia che si cela dietro a questi meccanismi, non capisce i suoi diritti.
Può capitare, quindi, che ad un lavoratore bastino pochissimi anni di versamento e che ad un altro siano richiesti almeno 42 anni di contributi. Da sottolineare, in ogni caso, che l’importo della pensione spettante varia sempre in base ai versamenti. E che in questo articolo esaminiamo solo il diritto all’accesso.
A questi fortunati lavoratori l’INPS paga la pensione con soli 5 anni di contributi mentre ad altri la nega con 10
Bastano davvero solo 5 anni di contributi per accedere alla pensione. Ma è necessario che il lavoratore non abbia nessun versamento prima del 1996. Solo in questo caso spetta la pensione e soltanto al raggiungimento dei 71 anni. Allo stesso tempo, però, la quiescenza può essere negata a chi ha versato, ad esempio, 10 anni di contributi. Capita nel caso in cui i versamenti sono sia prima che dopo il 1996.
Facciamo un esempio pratico: Tizio ha iniziato a lavorare, saltuariamente nel 1997 e ha totalizzato 7 anni di contributi. Al compimento dei 71 anni avrà diritto alla pensione di vecchiaia contributiva. Caio, invece, ha lavorato dal 1990 al 1994 e poi, dopo un periodo di stop, ha ripreso a lavorare nel 2000. Pur avendo collezionato 10 anni di contributi non ha diritto alla pensione. Neanche al raggiungimento dei 71 anni. Questo perchè, avendo contributi prima del 1996 non rientra nel sistema contributivo puro. E l’unica possibilità di ricevere un reddito è quella di richiedere l’assegno sociale.
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