Ricominciare tutto dopo la perdita del compagno o compagna di vita è davvero difficile soprattutto quando il dolore ci immobilizza. Tuttavia, nonostante tutto, bisogna andare avanti, affrontare le sfide quotidiane e sostenere la famiglia per non perdere quanto finora costruito. Con lo stesso scopo, il legislatore per non far perdere i sacrifici fatti e sostenere chi rimane ha previsto la cosiddetta pensione ai superstiti. Ovvero un trattamento pensionistico riconosciuto in caso di morte del pensionato e o dell’assicurato a favore dei familiari superstiti.
La pensione sarà pari ad una quota percentuale della pensione già liquidata o che sarebbe spettata al dante causa. Le aliquote sono del 60% per il coniuge solo, 80% se al coniuge si aggiunge un figlio e del 100% nel caso vi siano coniuge e due o più figli.
In particolare spetta al coniuge o unito civilmente, al coniuge separato o divorziato, ai figli minorenni, inabili, maggiorenni studenti a carico che non lavorano. In quest’ultimo caso si riconosce qualora frequentino scuole o corsi di formazione professionale, fino a 21 anni. Mentre nel caso siano iscritti all’università è riconosciuta nei limiti della durata del corso di laurea e non oltre i 26 anni. Anzi più precisamente è comunque riconosciuta se i figli studenti svolgono un’attività dalla quale derivi un piccolo reddito.
A queste vedove l’INPS taglierà la pensione di reversibilità e alcune potranno anche perderla
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La pensione ai superstiti è cumulabile con i redditi del beneficiario, ma ci sono dei casi in cui le vedove riceveranno la reversibilità per intero senza ricevere tagli. Come nel caso delle vedove che lavorando raggiungono un reddito che non supera la soglia di euro 20.489,82. Così come se nel nucleo sono presenti figli minori, studenti o inabili.
Tuttavia a queste vedove l’INPS taglierà la pensione di reversibilità. Infatti secondo la circolare INPS n.33 del 28 febbraio 2022 possono subire un taglio del 25% qualora il reddito sia tra 20.489,82 e 27.319,76 euro. Nonché del 40% per redditi fino a 34.149,70 euro. Mentre con redditi superiori a 5 volte il trattamento minimo il taglio sarà pari al 50%. Ovviamente ad incrementare il reddito non saranno trattamenti assistenziali, come l’assegno di accompagnamento, che potrà richiedersi senza temere di ricevere tagli. Tuttavia non spetterà più qualora il coniuge contragga un nuovo matrimonio.
La perderanno inoltre anche i figli che a 18, 21 e 26 anni terminano gli studi. Nonché qualora intraprendano un’attività lavorativa con reddito superiore al trattamento minimo di pensione, aumentato del 30%.
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