Negli ultimi tempi si parla tanto della farina di grillo e molti gridano allo scandalo. A Milano c’è già stato il debutto dell’hamburger di grillo. Conosciamola meglio.
Anche in altre parti d’Italia spuntano i primi esperimenti fatti da panificatori e da pizzaioli che si trovano in Emilia e in Piemonte. Naturalmente non è semplice superare alcuni tabù, dovuti alle nostre radicate abitudini alimentari. Ma informarsi in merito alle novità può essere utile a non demonizzarle.
A cosa fa bene la tanto criticata farina di grillo e quanto costa
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Dal mese di gennaio si è autorizzata la commercializzazione della farina di grillo in tutta l’Unione Europea e quindi anche in Italia. È stata autorizzata anche la vendita di larve del verme della farina minore. Lasciando da parte il ribrezzo iniziale, cerchiamo di capire meglio cosa potrebbe arrivare sulle nostre tavole.
Probabilmente la farina di grillo ha fatto più scalpore perché ha instillato il dubbio che alcuni produttori possano usarla a nostra insaputa. In realtà non sarebbe economicamente conveniente, infatti un chilo di questa farina ricavata dagli insetti costa attualmente circa 80 euro.
Il professor Agostino Macrì, ex direttore del Dipartimento di Sanità Alimentare, ha spiegato che questa farina si ricava dalla macinatura di larve di grilli. Queste larve sono allevate seguendo tecniche ben precise ed essiccate. Non si usano quindi animali selvatici e poco sicuri. I controlli da parte degli enti preposti alla sicurezza alimentare hanno certificato l’ineccepibilità sanitaria di questo prodotto.
Valori nutrizionali e da dove arriva
La farina di grilli ha un elevato contenuto di proteine, addirittura il doppio rispetto al petto di pollo. La farina, infatti, apporta il 65% di proteine ed il pollo soltanto il 30%. Si tratta inoltre di proteine nobili, in quanto hanno un’ottima composizione di aminoacidi. La farina di grillo ha anche un buon contenuto di fibre, calcio, fosforo e vitamina B12.
Ad oggi è soltanto un prodotto di nicchia molto costoso. Soltanto una industria è autorizzata ad immettere nel mercato europeo questa farina: la Cricket One vietnamita. Se venisse prodotta in Italia probabilmente alcune ritrosie sul suo consumo verrebbero meno. Ma per iniziare questa produzione l’iter da seguire sarebbe lunghissimo. Dovremmo avviare la sperimentazione animale e umana per poi ottenere il via libera dall’Unione Europea e dall’Efsa.
Chi non può mangiare la farina di grillo e perché
Dal punto di vista sanitario si tratta quindi di un prodotto sicuro ed abbiamo visto a cosa fa bene la tanto criticata farina di grillo. Ci sono persone che non dovrebbero mangiarla. Il carapace dei grilli contiene chitina, una proteina che potrebbe creare reazioni allergiche nei soggetti sensibili. Potrebbe provocare eritemi o shock anafilattici se ingerita da persone allergiche ai crostacei.
Anche usare la farina in modo prolungato potrebbe scatenare reazioni e sensibilizzazioni nei soggetti sani. Inoltre, la chitina non sarebbe completamente digeribile dall’organismo umano, ma ciò non significa che sia dannosa. Mangiando prodotti a base di insetti assumeremmo proteine di alta qualità, paragonabili a quelle di carne e pesce. Inoltre, riducendo il consumo di carne e inserendo nell’alimentazione gli insetti avremmo un minor impatto ambientale. Ne saremo capaci?