La natura dei conflitti è mutevole e la prova la possiamo avere proprio in queste ore. Infatti se molti temevano, all’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, che una parte dello scontro avvenisse sul campo della sicurezza informatica, adesso abbiamo la certezza che la vera arma di Mosca è il gas. O, più in generale, l’energia. Le interruzioni a singhiozzo delle forniture registrano un nuovo stop proprio in queste ore. Infatti Gazprom ha fatto sapere che, per non meglio specificati motivi tecnici, il flusso di gas per la Germania, e di lì per il resto del Vecchio Continente, sarà ridotto da oggi a 33 milioni di metri cubi. Contro una capacità giornaliera che si aggira intorno ai 167 milioni. Quindi, circa al 20% della capacità.
A che punto è la guerra del gas che sembra essere scoppiata parallelamente a quella in Ucraina? Indubbiamente ad un punto di svolta dal momento che le motivazioni alla base di questa mossa chiamano in ballo nuovamente la famosa turbina. Nello specifico quella turbina che, dal Canada, è tornata in Europa ma che, per il blocco imposto da Mosca, non è ancora giunta a destinazione. Non solo, ma a quanto pare, almeno ufficialmente, sembrerebbe che un’altra turbina abbia bisogno di manutenzione.
Un taglio più o meno definitivo o comunque oscillazioni estremamente ampie sul prezzo del gas, come finora visto, significa, a livello economico, difficoltà su molti fronti. Prima di tutto quello industriale. Ma non solo. Le speculazioni sulla materia prima giocano indubbiamente a favore della Russia così come anche le incertezze politiche registrate in Europa. In particolare in Gran Bretagna e in Italia.
A che punto è la guerra del gas di Putin con l’Europa
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A tutto questo si devono aggiungere le conseguenze a livello sociale. L’aumento dei prezzi al consumo, dettato per lo più da un rincaro dei prezzi alla produzione, si sta abbattendo sulle famiglie. Il tutto proprio nel momento in cui i primi dati sul PIL di Nazioni come gli Stati Uniti potrebbero confermare i timori di un rallentamento economico. Se non, per altri Paesi, proprio di recessione. L’ultimo allarme in ordine di tempo arriva da Goldman Sachs. In pericolo, in caso di taglio delle forniture i settori maggiormente energivori ma anche quello degli alimentari.
Intanto il prezzo del gas è salito a oltre i 190 euro a megawattora proprio nel giorno in cui l’Europa dovrà cercare di trovare un accordo sulle misure per il taglio dei consumi. Si tratta di un provvedimento che ha avuto come prima conseguenza, quella di dividere i Paesi dell’Unione.
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