Per comprendere come investire o risparmiare la condizione necessaria, seppure non sufficiente, è razionalizzare e quantificare i fenomeni in corso d’opera nel Mondo.
Non solo per come è fatto, ma per quali dinamiche sta assumendo. I soldi seguono il commercio, ed il commercio segue delle grandi tendenze. Alcune di queste sono note. D’altronde non si può studiare il commercio globale senza considerare la globalizzazione. Proprio per questo sono in molti a chiedersi cosa ne sarà dei commerci mondiali dopo le interruzioni delle catene globali del valore. Ma cosa ci mostrano i dati sul commercio internazionale? Rinforziamo la nostra memoria con 3 fatti fondamentali dell’economia internazionale da tenere in considerazione nel mondo di oggi.
Quanto contano le multinazionali?
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Quale ruolo hanno ad esempio le imprese multinazionali nel commercio mondiale? I numeri sono emblematici. Secondo uno studio del Centro Nuovo Modello di Sviluppo tra le prime 100 economie mondiali per Pil, ben 43 sono multinazionali. Se si confrontano poi i dati degli introiti, il numero sale addirittura 72. La multinazionale Walmart, ad esempio, ha introiti maggiori della Spagna. In complesso circa un terzo del PIL mondiale viene prelevato da queste imprese immense, che controllerebbero direttamente o indirettamente circa il 70% del commercio che unisce i Paesi.
Questo dovrebbe far comprendere l’eccezionalità della situazione italiana: ben il 95% delle imprese nazionali sono microimprese, che assumono cioè fino a 9 dipendenti. Questo ha evidentemente conseguenze organizzative che impattano sull’efficienza. Realtà così piccole difficilmente possono reggere il confronto con un Mondo così efficacemente organizzato.
Un’altra questione fondamentale riguarda la qualificazione dei prodotti venduti. Il commercio dei servizi costituisce secondo UNCTAD ben il 7% del PIL mondiale. All’interno del commercio internazionale, fino agli anni ’90 tradizionalmente dominato dal commercio in beni, ben il 23% del commercio internazionale si svolge in servizi. Merito questo dell’evoluzione delle tecnologie e della scienza, senza dubbio.
3 fatti fondamentali dell’economia internazionale da tenere in considerazione nel mondo di oggi
Infine, vale la pena soffermarsi sulla comprensione di quali siano i Paesi realmente aperti al commercio internazionale. Questo dato si può calcolare tramite il cosiddetto indice di apertura che valuta quanto incide il commercio internazionale sul totale della produzione dei beni di un Paese. Ebbene, anche in questo ambito emergono delle sorprese. La Cina è normalmente considerata la fabbrica del Mondo. Eppure, almeno a partire dal 2009, anno della grande crisi, la Cina ha molto ridotto la propria apertura al commercio internazionale. Il loro nuovo obiettivo, evidentemente, è il consolidamento del mercato interno. Il dato è emblematico: oggi l’indice di apertura cinese è del 16,67% contro numeri che superavano il 25% non più di quindici anni fa. In Europa la Germania e l’Italia hanno numeri elevatissimi: rispettivamente il 38,53 ed il 31,58 % delle merci e dei servizi prodotti sono destinati al commercio internazionale.